Aver esagerato scattando milioni di foto a mia figlia nel corso della sua vita fino a qualche mese fa si è rivelato, alla fine, un espediente utile e lo consiglio a tutti i neo-genitori. Mia moglie ha sempre criticato questa bulimia ritrattistica e se vi faccio vedere le dimensioni della cartella in cui le conservo tutte non le darete torto. Capisco che un buon 20% di questi file contenga immagini sfocate o mosse. Nonostante ciò ho sempre tenuto tutto anche se, immagino, si tratti a suo modo di una patologia.
Da qualche mese mia figlia frequenta il liceo. Questo passo ha coinciso con un forte distacco dalla famiglia. Tutti dicono che sia normale e anche noi adulti, se ci guardiamo alle spalle, possiamo confermare gli irrefrenabili aneliti di emancipazione di cui siamo stati vittime o, meglio, carnefici durante l’adolescenza. Non che prima a casa ci vedessimo di più: le ore in ufficio sono le stesse, gli impegni in generale immutati, e da questo punto di vista non è cambiato nulla. Si tratta però di un distacco diverso, come se – giustamente – ora nostra figlia vivesse in una dimensione separata da quella in cui è cresciuta, anche quando siamo insieme in casa.
Dicevo che in genere tutti sostengono sia un fenomeno proprio dell’età. A me sembra che le sue coetanee stiano attraversando la stessa esperienza ma con un diverso riguardo per la vita e gli affetti passati. Ne deduco che la colpa, o anche solo la causa, sia mia e di quanto non sia stato capace di costruire per far sì che il legame potesse restare inalterato, indipendentemente da tutto. Peccato. Credo però che sia comunque fondamentale che i figli non percepiscano questo sentimento di rammarico per come sono andate le cose, sempre che a loro interessi, da adolescenti, sapere come se la passano mamma e papà.
Credo sia quindi fondamentale, in questo momento, restare composti al timone di guida e pronti a fornire tutto il supporto necessario per questa nuova traversata, anche solo come spettatori silenziosi, finti disinteressati, sparring partner per esperienze esterne o meri affittuari di una specie di bed&breakfast. Non è detto che non occorra intervenire, anzi, è fondamentale tenere le antenne ben sintonizzate. Spero solo di tornare a essere, un giorno, un buon punto di riferimento come lo è stato mio padre per me quando, da adulto, ho riassaporato di nuovo il piacere di trascorrere del tempo con i miei genitori dopo le bufere emotive giovanili.
Dicevo prima delle tonnellate di foto digitali che conservo in un hard disk personale, che porto sempre con me anche al lavoro. Non potendo soffermarmi a osservare mia figlia nel presente e in un privato che è sempre più tutto suo, mi accontento di spiarla nel passato, guardando com’era prima. Ho tante cartelle, una per ogni anno, contenenti altrettante sottocartelle tematiche. Vacanze, festa di compleanno, ultimo giorno di scuola materna, pallavolo, inverno, pomeriggi in biblioteca, gita in bici, Sardegna, Trentino. Ogni tanto mi piace dare un’occhiata, apro quattro o cinque immagini di momenti diversi e le guardo un dopo l’altra, giusto per sentire un po’ meno la sua mancanza.
Caro plus, io uso Google foto per archiviare immagini e video di mio figlio di quasi 3 anni ed è utile perché:
1. Non occupa spazio sul cellulare
2. Se il cellulare si rompe (già successo), i media restano
3. Condivido con moglie e parenti vicini e lontani
In ufficio, invece, ho uno screensaver con gli scatti dei primi mesi. Ogni tanto mi fermo a guardarlo e sorrido.
ho appena scoperto Amazon Prime per le foto, hai spazio illimitato e sto spostando tutto lì 🙂