brave, non andateci

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Non ricordo quale famoso musicista italiano si sia sempre rifiutato di partecipare come ospite ai programmi televisivi delle reti Mediaset, forse i 99Posse ai tempi in cui potevano permetterselo avendo un buon successo commerciale ma non ne sono sicuro. Quando lo sport e lo spettacolo mettono a frutto l’arma del sacrosanto boicottaggio contro qualcuno o qualcosa è sempre un piacere perché si scontrano due mondi, quello del disimpegno vs le cose serie, generando un contrasto anomalo perché combattuto su piani molto distanti tra di loro. Vi ricordate, in piena guerra fredda, i secchi rifiuti di intere rappresentative nazionali alle olimpiadi dell’una o dell’altro contendente all’egemonia globale? O il recente no di Stephen Curry a far visita alla Casa Bianca di Trump? Tornando alle TV di Berlusconi, ho sempre manifestato una certa diffidenza per chi faceva ridere con battute contro di lui dalle sue emittenti. Meglio lavorare di meno ma essere coerenti. In questi giorni il boicottaggio è tornato alla ribalta: Lorde ha annullato un concerto a Tel Aviv e la scacchista ucraina Anna Muzychuk ha dichiarato di non voler partecipare al torneo internazionale di Riad per protestare contro la condizione femminile nei paesi arabi. Il dibattito generato da queste prese di posizione è sempre lo stesso: fa più scalpore una presenza militante o la provocazione di un’assenza? Una domanda smaccatamente morettiana priva di una verità ma solo di infinite opinioni diverse. Per me è meglio starsene a casa e costringere quelli che partecipano a parlare di te o a farlo facendo finta di ignorarti. Ti si nota comunque di più non andando per niente.

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