Per Elisa tutto quello poteva anche sembrare romantico ed eccitante, ma Ricky si era già addormentato con l’ansia della neve la sera prima. Loro due bloccati in casa mentre fuori tutto si tingeva di bianco. Bello nei film d’amore ma non invece se devi guidare tu o, peggio, appartieni al genere che tradizionalmente si deve occupare del montaggio delle catene. D’altronde c’era da aspettarselo. In montagna, alle soglie dell’inverno, le condizioni del tempo possono cambiare repentinamente e ci sono serie possibilità che questo succeda.
L’appartamento era una di quelle case per sciatori ubicate in complessi giganteschi in cui l’architettura non ci è andata giù tanto per il sottile. Centinaia di cubicoli affiancati con una densità fuori da ogni logica in strutture, meglio note come ecomostri, dotate di garage multi-piano altrettanto capienti, costruiti con l’unico obiettivo di concentrare gente e business e favorire il più possibile il legame tra i due fattori. Elisa aveva voluto usufruire di quello di proprietà della sua amica che si era pure presa cura di farglielo trovare in ordine. Unica pecca lo slip da rendezvous erotico dimenticato sullo stendino. Ricky sapeva chi fosse la proprietaria e non aveva avuto difficoltà a fantasticare sulla cosa, ovviamente senza farne cenno a Elisa. Sarebbe stata una gaffe di pessimo gusto, e principalmente una mancanza di rispetto imperdonabile.
Che poi, a dirla tutta, Ricky aveva già i suoi problemi, trattandosi di uno che, ai tempi di Padoa Schioppa, sarebbe rientrato honoris causa nella categoria dei bamboccioni. Un’attidutine che, vissuta in quella fase in cui si inizia a smarrire l’incoscienza con cui si valutano i rischi propria della giovinezza per una più ponderata e codarda inquietudine di fronte a ogni tipo di complessità, era complementare al suo approccio post-adolescenziale perenne alla vita. Insomma, un bel guazzabuglio che cominciava a dargli problemi comportamentali e suscitava perplessità nei rapporti interpersonali, soprattutto con l’altro sesso. Senza contare che l’auto con cui aveva accompagnato Elisa in quel weekend fuori stagione in montagna, per sfruttare un’alcova a costo zero, era quella di suo padre.
Vengo al dunque. Elisa si era svegliata e, vedendo la bufera di neve, aveva pensato di iniziare la giornata scopando. Ricky invece aveva proposto di levare le tende subito finché la neve non attaccasse del tutto. Aveva già sfasciato la macchina del padre quella volta in cui tornava dalla bourguignonne a casa di Elisa con quella coppia di ex compagni di università di lei e si era spatasciato contro una Golf che si era immessa nella via ma solo perché Ricky si era voltato a osservare una rossa da paura e, riportato lo sguardo sulla strada, era già con le ruote anteriori dentro l’abitacolo della macchina perpendicolare alla sua direttrice di marcia. Nessuno si era fatto male e anche Ricky è ancora tra noi a raccontarcelo, quando ci ricorda di quella breve storia d’amore con Elisa che lo aveva lasciato perché pensava che uno che aveva paura di mettere le catene alla sua auto non poteva ricoprire il ruolo di un compagno di vita all’altezza.