Quando finisce il sabato le bambine con le sneakers alte coperte da strass luccicanti giocano a rincorrersi salendo e scendendo lungo i tappeti mobili inclinati tra un piano e l’altro del centro commerciale, mentre le mamme con il carrello pieno di spesa le osservano con quell’espressione che trasmette l’ammissione di quanto siano cresciute nel frattempo. Nell’aria si diffonde una canzone che ripete ossessivamente “Tu dabadan dabadan”. Qualcuno invece ha lasciato una bicicletta Ofo, inconfondibile nella sua “giallezza”, nella hall del complesso e al momento non si sa ancora se tornerà a prenderla terminata la spesa o se si tratta di una ragazzata come quelle che si sono viste a Milano negli ultimi giorni. Bici parcheggiate nelle fontane o negli alberi. Qui per pochi metri siamo già in periferia ma questo non conta. C’è qualcosa che nel modello di business delle bici a noleggio lasciate a cazzo per la città alla fine dell’uso non funziona, o hanno davvero un costo così irrisorio per i produttori rispetto a un margine talmente ampio che è già considerato a priori il possibile ciclo (è proprio il caso di dirlo) di vita in casi estremi (e a volte accelerato da delle teste di cazzo) prossimo allo zero.
Quello che ci immaginiamo della produzione di merce in massa dalla Cina e che vediamo nelle botteghe stesse di quel centro commerciale o ai piedi delle bambine come quelle che continuano il loro gioco preferito del weekend riguarda ora anche i mezzi adibiti al bike sharing. Milioni di operai che costruiscono miliardi di biciclette che qualunque testa di cazzo può arrogarsi la libertà di prenderle e mollarle dove gli pare tanto è della comunità. Nessuno di quei milioni di operai si sentirà frustrato? Allora, a questo punto, regaliamo una Ofo o una Mobike a ciascun abitante e poi che si arrangino loro a tenerla con cura, a non farsela rubare, a legarla alle rastrelliere o al massimo ai pali della segnaletica stradale. A nessuno verrebbe mai in mente di appendere a un albero la bici di qualcun altro, nemmeno se è identica a miliardi di altri esemplari sparsi per il mondo. E per quella abbandonata al centro commerciale spero ci sia un modo, con le telecamere per la video sorveglianza, di vedere cosa è successo in quel pomeriggio di un sabato che volgeva al termine, mentre per molti la spesa è un modo per stare insieme e, per certi bambini, di avere finalmente l’attenzione dei genitori che si meritano.