Ieri sera Blob ci ha regalato una bella sorpresa trasmettendo una puntata intera dedicata a Garbo, con un’intervista intervallata da contributi video suoi – i clip di alcuni suoi singoli, la sua prima partecipazione a Sanremo con “Radioclima”- e interessanti interferenze tratte dai programmi Rai dell’epoca, su tutte qualche minuto di “Dark Entries” dei Bauhaus (che effetto vederli in prima serata sulla Rai) e un’imbarazzante intervista di Sandro Paternostro a Midge Ure degli Ultravox presa a esempio di quanto fossero impreparati la società italiana e i media dell’epoca ai cambiamenti come quelli.
Nell’82 o giù di lì, poco dopo l’uscita di “A Berlino che giorno è”, io avevo quindici anni e, affascinato dalla new wave americana e inglese, avevo interpretato l’esordio di Garbo come un segnale di cambiamento. Ho ricordato così di quando, in una delle numerose riviste musicali che acquistavo settimanalmente, avevo trovato il suo indirizzo in calce a un’intervista, o forse era presente in una scheda con il suo profilo. Avevo così deciso di scrivergli per avere un suo parere proprio sulla nuova musica italiana in cui io anelavo, con il mio primo gruppo, un ruolo di protagonista, proprio come lui. Gli scrissi una lettera di carta, spedita e affrancata, che iniziava proprio così: “Caro Garbo”.
Non è un caso che ci sia stato uno speciale dedicato a Garbo sul celebre programma di RaiTre ieri sera. Da poco la Universal ha ripubblicato i suoi primi due ellepi, “A Berlino va bene” e “Scortati” sia su cd che su vinile. Garbo inoltre partecipa attivamente su Facebook. Il suo profilo è seguito da vecchi nostalgici della new wave come il sottoscritto ma magari non tutti, come me, gli hanno mai scritto una lettera. Talvolta però ho la sensazione, seguendolo su Facebook, che Garbo consideri il fatto di essere considerato l’esponente di maggior successo della musica alternativa di quei tempi con un po’ di fastidio. Sostiene infatti di aver composto ottima musica anche dopo “Cose veloci” e persino adesso, a sessant’anni suonati, continua a dare alle stampe composizioni originali (basta guardare la sua corposa discografia.)
Il problema è che quando sei ricondotto così fermamente dal pubblico in una precisa fase culturale e artistica è difficile che qualcosa ti schiodi da lì, a meno che tu di botto non ti metta a produrre musica completamente diversa ma di grande successo, sufficiente a far dimenticare il resto. Altrimenti, ai concerti e ogni volta in cui si presenterà l’occasione, ti vedrai arrivare gente sfatta dalla mezza età, senza capelli o con i capelli bianchi, in sovrappeso ma in tenuta rigorosamente dark con anfibi o creeper a chiederti di suonare “Vorrei regnare” o “Quanti hanni hai?”. Mi è capitato di assistere a una scena simile sotto il palco di Siouxsie, qualche anno fa. Era in tour per pubblicizzare il nuovo album ma, per tutti noi presenti, i pezzi nuovi altro non erano che minuti di attesa per poter ballare “Christine”, “Spellbound” o “Candyman” e Siouxsie ha avuto pure da ridire, su questo. Una dinamica inevitabile per chi torna sulla scena da anziano dopo tanto tempo e, comunque, un poco cavalca il proprio passato glorioso come driver commerciale per le sue cose nuove. Il rischio che i ragazzi ti snobbino perché sei patetico e i vecchi no lo si corre per ovvi motivi. Guardate alla reunion dei Decibel: con tutta la musica straniera bella che c’è oggi, noi italiani dovremmo farci da parte e non intasare il mercato con roba che ci fa perdere in credibilità.
Sono certo però che Garbo, che trovo un artista completo, colto e di una classe di altri tempi, sia di ben altro livello. Ieri a Blob ha svolto alla grande il ruolo di cerimoniere di quegli anni. Gli avrei voluto però chiedere se ha mai ricevuto e letto la mia lettera e, in caso affermativo, perché non mi ha mai risposto. Anzi, magari approfitterò dei social per chiarire la questione. Ne approfitterò anche per dirgli che, oltre ad avere questo blog, da poco ho deciso anche io una sorta di ritorno sulla scena, quella delle recensioni di dischi. Da qualche settimana collaboro con “Loudd.it”, questo vale anche per voi se avete bisogno di consigli su cosa ascoltare. Sono l’unico Roberto che scrive, quindi è facile rintracciarmi. Potrei recensire le due ristampe di Garbo, prossimamente, ed è facile indovinare il voto che gli darò.