La provocazione del geniale performer Girolamo Beretta di autografare con il pennarello indelebile delle confezioni di bresaola non è passata inosservata ai trend setter delle varie avanguardie artistiche, lieti di dare in pasto ai loro follower finalmente un po’ di materia prima non digitale (e anche buona da portarsi in ufficio come schiscetta). Ben mille copie di vaschette a media e lunga conservazione sono andate a ruba grazie all’omonimia fortuita di uno dei più talentuosi artisti emergenti con uno dei principali player dell’industria alimentare italiana.
Non è passata inosservata nemmeno la modalità stessa dell’iniziativa: le confezioni sono state distribuite random tra gli scaffali dedicati ai prodotti mangerecci in più di cinquemila punti della grande distribuzione organizzata su tutto il territorio nazionale, la cui ubicazione ovviamente è stata tenuta segreta. I cacciatori di esemplari a tiratura limitata e numerata si sono quindi dati da fare per passare al setaccio le scorte dei supermercati che gremiscono le aree commerciali del nostro territorio raccogliendo la sfida dell’artista.
Non sono mancati i casi di pezzi contrassegnati scelti dal pubblico ignaro e scartati proprio a causa della sigla sconosciuta, ma questi casi non meritano di essere biasimati. La gente, memore di altri fatti incresciosi di situazionismo in offerta speciale, per non parlare dello stato di ansia perpetua causato dalle numerosissime forme in cui il terrorismo si possa manifestare a cui è soggetta, nel dubbio preferisce approssimare in eccesso il numero delle occasioni a rischio su cui lasciar correre.
Meglio per noi intenditori. La redazione di questo blog è riuscita a entrare per puro caso in possesso della copia numero #77. Il merito del colpaccio va tutto al nostro redattore Roberto che, nella ricerca di companatico al 30% in pausa pranzo, si è aggiudicato fortuitamente uno dei dieci pezzi più rari che, oltre all’autografo, sono stati personalizzati con un aforisma. Sul fondo della vaschetta del nostro esemplare si può leggere la seguente riflessione dell’autore: “A me piacerebbe sapere che cosa si dicono le ragazze. Perché i ragazzi lo so ma delle ragazze che parlano tra di loro non riesco proprio a interpretare le espressioni del viso.” Dal catalogo pubblicato sull’agenzia stampa dell’artista ne abbiamo appreso il valore e, a dirla tutta, potremmo tranquillamente chiudere questa attività, ritirarci e goderci il gruzzolo in una parte del mondo esteticamente più soddisfacente di questa.