Vivere portandosi appresso il pesante fardello dell’agiatezza economica non è per niente semplice. Paola ha un cognome ingombrante che, da quel punto di vista, richiama fasti cardinalizi di poteri temporali esercitati poco cristianamente, secondo i libri di storia, e rivoluzionari rettori accademici. Ironia della sorte, il suo compagno discende da una casata di industriali a loro volta ex nobili latifondisti, c’è persino un paesello a pochi chilometri da qui che si chiama come loro ma, quando si propongono le destinazioni per le gite fuori porta, è sempre meglio scegliere altro.
Per fortuna, la modernità consente svariate modalità per sdebitarsi di tutta questa ricchezza al momento immeritata, almeno fino a quando Paola non sarà una regista cinematografica di successo e il suo compagno un pezzo grosso dell’organizzazione di eventi culturali. Alle loro feste partecipa solo il jet set radical chic, ma gli invitati, anche loro imbarazzati dai beni i cui genitori dispongono, sono liberi di presentarsi accompagnati dai rappresentanti di quella fascia di morti di fame che, giustificati da un loro arbitrario talento artistico, sfruttano appieno il senso di colpa del loro mecenate di turno.
Le feste più belle sono quelle organizzate nei lussuosi appartamenti di cui periodicamente la famiglia di uno dei due si disfa. Poco prima del rogito si celebra una sorta di drammatizzazione dello squat, in cui centinaia di persone affollano per una notte gli ambienti completamente vuoti prima che i nuovi proprietari, altrettanto facoltosi, subentrino a calpestarne il suolo.
La mia preferita però è quella che si celebra a ogni compleanno della Costituzione. Intanto perché è riservata a meno di un centinaio di persone e strettamente su invito. Poi perché ci si siede per mangiare con tanto di catering e servizio a buffet. Tra gli amici di Paola ci sono attori di teatro, che a turno tra un piatto e l’altro salgono su un palco a recitare gli articoli più significativi che hanno fatto la nostra Repubblica. Ci sono anche cantanti e cabarettisti che, acclamati dal resto degli astanti, danno un saggio del loro estro presentando in esclusiva l’ultimo numero o un nuovo disco. C’è quindi l’immancabile angolo del DJ dove vado sempre a sbirciare qualche trucco del mestiere. Ognuno porta la sua attrezzatura e, alla fine del proprio set, lascia lo spazio libero al successivo. L’ultima volta (che sarà l’ultima a tutti gli effetti, considerando che ora con la persona che mi ci portava non sono più in buoni rapporti) ho condiviso la postazione con una celebrità della tv, uno che in coppia con il suo inseparabile compare conduce trasmissioni di successo (ha partecipato anche a Sanremo, qualche anno fa). Per l’occasione sfoggiava una curiosa pettinatura afro coloratissima e, da vicino, vi assicuro che è molto più basso di come lo si vede sullo schermo. Alla fine della nostra selezione se n’erano andati quasi tutti, ma non importa. Ricordo che ho ringraziato Paola, ho salutato quei pochi rimasti e l’orchestrina che ci aveva intrattenuto durante l’aperitivo e ho preso la mia vespa azzurra per salire in collina e portare un saluto mia cugina, ma c’era una fittissima nebbia e, a ogni tornante, dovevo fermarmi per capire la giusta angolazione della curva.