Il mondo si divide tra chi vorrebbe pubblicità meno esplicite e chi, invece, a sentire parlare di diarrea, ciclo mestruale, schifezze sulle unghie, puzza di piedi, alito marcio, gengive infiammate, ascelle pezzate e altre amenità corporali, soprattutto all’ora di cena, non gli fa né caldo né freddo. Per questo alla prima sottocategoria mi viene da dir loro così imparate a mettervi a tavola con la tv accesa ma è chiaro che il linguaggio che ho utilizzato io è a puro scopo esemplificativo e le case farmaceutiche che si danno da fare per separarci il più possibile dalle bestie, o meglio i pubblicitari che assoldano, a volte ce la mettono tutta per prendere il problema alla lontanissima. Altre volte un po’ meno. Questo però non è il caso dello spot del Codex che, oltre ad avere un naming di prodotto molto azzeccato e che ricorda un album del mai abbastanza compianto (artisticamente, perché è vivo e vegeto anche se non lotta più insieme a noi) Giovanni Lindo Ferretti, ha usato la metafora dei busker per realizzare – con l’artificio della post-produzione – una versione del nostro intestino in bolla di sapone acrobatica. È la giocoliera ad accusare il colpo che corre a rischio di sgonfiare la magia dell’arte di strada antropomorfa (o almeno di una sola parte, molto importante, del corpo umano) e a riportarla poi più rigogliosa di prima consigliando il prodotto fino al “nome della cosa” che, d’altronde, si chiama proprio diarrea. Io avrei detto dissenteria ma, grazie all’Internet, ho scoperto che la sciolta ha varie sfumature che, senza Codex e senza bolle di sapone, potete provare anche voi.
E la sovrapposizione di grafica a riprese video, che io per semplificare chiamo realtà aumentata ma anche qui sbaglio e quindi bambini non ripetete questo esperimento semiotico a casa, più che esser di moda consente alla comunicazione di prodotto di cavar molte castagne dal fuoco nella rappresentazione dei concetti. I produttori del Polase, per esempio, sembrano non aver nessuna paura delle scie chimiche e dei grillisti esasperati dai rischi per l’ambiente:
Il lato positivo è che questo strascico di non si sa bene quale sostanza non è stato utilizzato per la puzza, perché la prima volta che ho visto questo spot avevo la tv sul mute e stavo telefonando e ho equivocato di brutto la comunicazione, pensando a un deodorante. Invece si tratta di ipostasi di energia che tracima dal corpo a beneficio di chi ci sta intorno per cui dico a tutti i consumatori di Polase di farsi vedere più spesso in giro con le vostre scie che così noi affaticati cronici ci mettiamo dietro ad annusarvi un po’ per godere dei vostri effluvi corroboranti a sbafo, che non guasta mai.