Mentre ti aspettavo all’uscita della metro leggevo del capannone industriale che è bruciato due notti fa a pochi chilometri da casa mia. Ogni posto ha gli incendi che si merita e non fraintendetemi, è solo un modo dire perché rimanere stecchito all’istante per le fiamme o per le diossine inalate in differita non fa piacere a nessuno. Intendevo solo dire che se hai la natura intorno i piromani vogliono solo fare spazio alla speculazione edilizia, se hai aree produttive i motivi sono molteplici. Ti ho visto venirmi incontro e mi sono ricordato della tua idea di aggiungere una tassa a chi vuole costruire stabilimenti o siti produttivi per assicurarsi che la loro demolizione, una volta terminata l’attività, non sia sul gobbone della cittadinanza o che i ruderi con i vetri mandati in frantumi dai ragazzini con le fionde e dalle intemperie non rimangano alla mercé di chi ha smanie di accendere. In mezzo, tra le start-up e le cose che vanno in malora, ci sono fattori come riscuotere l’assicurazione con l’auto-combustione, danneggiare i competitor mandando in fumo il magazzino, la casualità dei corto circuiti negli impianti non a norma. E prima che tu mi raggiungessi mi è venuta una voglia improvvisa di abbattere la quarta parete narrativa e rivolgermi a coloro che avrebbero letto questo racconto giusto per sapere se c’era qualcuno che ne sapeva qualcosa. Sarebbe utile venirne a capo anche solo per proteggere questa storia d’amore che inizia qui mentre io, che ve la racconto, sono in vacanza chissà dove.