cose che fanno volare

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Da giovedì scorso mia figlia è in vacanza. Ha dato l’orale dell’esame di terza media e dal giorno successivo ha preso a svegliarsi non prima dell’una. Non so se facciamo bene a lasciarla poltrire così a lungo, ma trovo che qualche giorno di ozio totale se lo possa permettere. La sensazione di non avere nulla ma proprio nulla da fare in un’età in cui non sei più un bambino è una fase che si presenta solo una volta nella vita e mia figlia ci è appena entrata. Non ricordo con quale consapevolezza si trascorrano i tre mesi di stacco prima delle superiori, per noi è facile pensarli come se capitassero a noi adulti ma per un tredicenne è tutto un altro paio di maniche. E non so nemmeno se qualcuno si sia mai rapportato a noi, a quell’età, nel modo in cui oggi noi genitori allestiamo la vita ai nostri figli, non so se riesco a spiegarmi. Io mi ricordo che ero abbastanza abbandonato a me stesso, sia mamma che papà lavoravano e non c’era molto da discutere. Il punto è che oggi quell’età coincide con un clima di leggerezza che non ha eguali. Pensieri da ragazzini, disimpegno, speranze, estate e vestiti leggeri, un sistema in cui sono totalmente de-responsabilizzati e al centro di tutto come mai nella storia del genere umano, in contatto con ogni angolo del pianeta grazie ai social e con una colonna sonora che, come da copione, ha tutte le caratteristiche per svuotar loro la testa dai turbamenti.

Quest’anno la scuola da cui mia figlia è appena uscita ha organizzato un ballo per i ragazzi delle terze. Quando lo abbiamo saputo ci è salita subito l’ansia. Avete presente i film americani, i ragazzi che invitano le ragazze, le limousine e i genitori che osservano le ragazze tutte acchittate abbandonare l’adolescenza? Ma è stato così parzialmente. I ragazzi hanno travisato l’invito a non presentarsi in bermuda e sneakers e si sono conciati come si conciano gli zarri quando vogliono sembrare eleganti, con il gel nei capelli e o pantaloni stretti sopra la caviglia. Le ragazze hanno scelto una via di mezzo ma si sono accordate per partecipare truccate e con le scarpe con i tacchi. Dopo diverse sessioni di shopping intensivo e disperato – quello che si consuma quando cerchi qualcosa di bello, che costi poco e che sia adatto a un’occasione specifica sapendo a priori che, dopo quell’occasione specifica, l’articolo non lo si indosserà più, il tutto con la complessità della mediazione adulto-ragazzo che, a tratti, rende impossibile portare a compimento anche le missioni più semplici – mia figlia ha individuato le calzature giuste, fermo restando che, da ragazza sportiva qual è, nella quotidianità non va oltre le Adidas Superstar. Io ci ho provato a insistere suggerendole di indossare gli anfibi con il vestito nero, in quanto da ragazzo impazzivo per le darkine messe così, ma non c’è stato verso. Dopo qualche prova sui tacchi ho visto così uscire da casa mia, la sera del ballo, una sconosciuta che non corrispondeva per nulla alla ragazzina a cui avevo accudito fino a qualche ora prima ma questo si sa, è una prova a cui non ci si può sottrarre.

Per farla breve, il ballo in sé è stato meno indimenticabile di quanto sarebbe potuto essere. A quell’età sono ancora troppo impacciati per approfittare di un’occasione di quel genere, in più alla festa – che si è tenuta in uno spazio della scuola – era presente una sorta di servizio d’ordine e persino il dj era il papà di uno dei festeggiati. Uno degli adulti infiltrati ha girato qualche secondo di video e lo ha postato sull’immancabile gruppo whatsapp allestito per ottimizzare i preparativi. Una carrellata della sala dove, nella penombra ravvivata da delle vere e proprie luci da discoteca, si vedono ragazzini dimenarsi. Dura pochi istanti, ma a lato si possono notare tre ragazze di spalle saltare a ritmo di una canzone. Quella in mezzo, con il vestito nero e i tacchi, l’ho notata subito per la bellezza ed era proprio lei. La canzone, in quel momento, era quella che probabilmente sarà ricordata come il tormentone di quest’estate, l’estate che forse solo mia moglie ed io ricorderemo per sempre come quella del grande passaggio, il primo straziante – per noi – salto nel punto interrogativo della vita. Ieri ero al bar qui sotto e, mentre aspettavo il panino, alla radio hanno messo proprio “Volare” di Rovazzi e Morandi, e tra me ho pensato maledetto Rovazzi, ascoltando la tua ultima canzone ricorderò per sempre quella dannata festa e mia figlia con i tacchi per la prima volta, nella sua vita.

2 pensieri su “cose che fanno volare

  1. Mio figlio piccolo ha la stessa età della tua (appena uscito dalle medie anche lui, grande passo!) e da qualche tempo aveva già cominciato ad andare alle feste per i ragazzini. Le ansie sono molto simili, ogni ritardo un patema, e anche la scelta del vestiario non è sempre cosa da poco, niente gel e pantaloni stretti sopra la caviglia, ma visto il caldo neanche pantaloni lunghi, camicia o polo, o… vabbè… però alla fine credo che queste feste, questi momenti li ricorderemo come il momento bellissimo in cui i nostri figli hanno aperto le ali. Spero.

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