i napoletani hanno la memoria corta

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Era dai tempi di “Nun te scurdà” che non si sentiva una canzone in dialetto così bella. Ma non è solo l’eccellente qualità che accomuna e crea un filo conduttore tra uno dei pezzi italiani più toccanti di tutti i tempi (contenuto in uno degli album italiani più riusciti in assoluto che è “Sanacore”) e “Tu t’e scurdat’ ‘e me” di Liberato, e non mi riferisco al tema della memoria presente in entrambi i titoli. Si dice che “Tu t’e scurdat’ ‘e me” sia un pezzo trap ma a me sembra un reggae a tutti gli effetti, anzi pervaso dalla stessa raffinatezza con cui lo hanno suonato gli Almamegretta che nel loro stile non hanno mai appesantito gli strumenti in levare. Provate a sentirli in sequenza “Tu t’e scurdat’ ‘e me” e “Nun te scurdà”, uno dopo l’altro, e mi darete ragione. Il mio sogno è quindi quello di vedere il pischello Liberato che canta i suoi pezzi accompagnato da quei matusa della band di Raiz e vedere sotto il palco l’effetto che fa. Chiudiamo gli occhi e immaginiamocelo tutti, magari il sogno si avvera.

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