Piero mi ha scritto poco fa che non sa cosa fare, e vorrei dirgli che se mi ha scritto qualcosa da fare l’ha trovata ma penso che questo paradosso lo conserverò come finale di questo breve racconto. No, non avete capito: il racconto non finisce ora, anche se la trovata non mi dispiace. Il racconto deve ancora cominciare. Infatti lo ricomincio da qui.
Piero mi ha scritto poco fa che non sa cosa fare e che il suo non saper cosa fare è una cosa diversa dalla noia. Anche io sono un asso, come Piero, nel distinguere la noia dal non saper cosa fare fine a se stesso. Seduto sul divano Piero osservava la sfilza di dischi, la tele spenta, il gatto che cercava di attirare l’attenzione, il libro con gli occhiali da lettura lasciati aperti sulla copertina, lo schermata di avvio di Windows 10 con una di quelle foto pazzesche che però, a dirla tutta, alla lunga rompono i maroni alla maggior parte degli utenti. La gamma di cose da fare è oltremodo ampia e copre uno spettro che va dallo scrivere a me perché non si sa cosa fare ad adottare misure drastiche, come sturare il condotto del bidet prima che si intasi del tutto con uno di quei prodotti che scatenano esalazioni nocive quando getti nello scarico una pentola di acqua rovente. O preparare la carbonara secondo la ricetta originale partendo proprio dal controllo della presenza di tutti gli ingredienti in dispensa fino al momento in cui versi il mestolo di acqua di cottura e capisci al volo se di acqua di cottura ne hai messa troppa o troppo poca.
Si tratta comunque di fantasie a breve termine perché quando non sai cosa fare c’è sempre qualcuno che te la trova. Piero ha due principali elementi di disturbo che sono la coscienza e, per certi versi, la moglie. C’è sempre un po’ di roba da stirare, un angolo della casa da riordinare, il bucato da stendere. Ma soprattutto ci sono cose da fare per gli altri, a differenza delle cose di prima queste gliele suggerisce la coscienza, e qui Piero non mi scrive nessuna lista perché sa benissimo che capisco a chi si riferisce. Alla fine si è arreso perché non aver nulla da fare è contro i principi che condividiamo alla base della società. Per la maggior parte del tempo lavoriamo e così ci riempiamo di passioni che però, viste dal divano, come i dischi la tv o il portatile, a volte ci sembrano tutte dei modi ipocriti per dirci che senza il lavoro non siamo nulla. E questa è la storia di Piero che non sapeva cosa fare e così me lo ha voluto scrivere e, una cosa da fare, finalmente l’ha trovata.
Fa Auster, di cognome?
proprio lui, è anche il tuo?
No ma ho un amico che scrive meta-storie 😉