“È la prontezza che mi manca, la prontezza” si lamenta il signor Edoardo mentre ricompone la sua spesa che, complice il caldo torrido, ha squagliato uno di quei sacchetti in materiale bio-nonsocosa e i barattoli cilindrici e la frutta sferica di stagione sono rotolati fin sotto alle auto parcheggiate. Patty però non ci pensa per niente a dare una mano. Ha speso un capitale proprio ieri sera per farsi le unghie in un modo che, quando le vedi, ti viene da pensare al circo. La cosa non è sfuggita alle colleghe che hanno avviato la discussione sul suo modo discutibile di gestire le sue risorse. Secondo la bionda con i lineamenti equini – faccia lunga e occhi molto separati – dovrebbe risparmiare in nail art e potenziare il guardaroba. Pensano che Patty abbia una gamma troppo limitata di indumenti per il lavoro che fa e alcuni di questi persino inappropriati a partire da un paio di pantaloni con delle cuciture strane che li fanno sembrare una tuta da autolavaggio domenicale. Vorrei intervenire ma non riesco a prendere una posizione decisa a riguardo. Anch’io vesto sempre uguale, soprattutto quando fa caldo come oggi. Ho pochissimi capi che alterno e che, proprio come per Patty, l’opinione comune reputa inadeguati. Vorrei raccontarle così di Antonello che aveva due jeans e due maglioni e sfoggiava la stessa combinazione incrociata da lunedì al sabato, cambiandola la domenica, e una volta al bar qualcuno gli aveva rovesciato un po’ di caffè addosso e la prima cosa di cui si era preoccupato era come dirlo a sua madre. D’altronde ogni lavaggio porta via qualcosa dai tessuti, giusto? Il criterio è lo stesso dei prodotti di bellezza sulla epidermide, sono in molti a dire che non bisogna esagerare anche se di questa stagione qualche strappo alla regola (non ai vestiti) si può fare. Un’ultima nota sulla bionda dai lineamenti equini. Anche lei come Patty ha sempre le unghie perfette ma ha il vizio di indossare decine di minuscoli bracciali su ogni polso e quando muove le mani, cioè sempre, sembra un tamburello con i sonagli. C’è gente a cui fa piacere questo tipo di baccano in certi momenti, ci siamo capiti, non mi è mai successo ma la cosa non mi sorprende. E attenzione a fare pensieri peccaminosi su di lei perché vi becchereste una delle scene di gelosia del suo fidanzato, che è uno a cui probabilmente piacciono le ragazze con il volto così allungato. Io invece devo avere a casa, da qualche parte, uno di quei tamburelli ai quali si riferisce la precedente metafora. L’avevo regalato insieme a una coppia di maracas a mia figlia per natale, quando era ancora piccola e sembrava affascinata dagli strumenti musicali. Qualche giorno fa mi ha chiesto se i chitarristi punk sfasciano le chitarre per tentare modalità trasgressive di utilizzo e le ho risposto che no, sbattere una Fender contro un ampli non ne fa uno strumento a percussione a differenza del tamburello che le avevo regalato. Lei però si è ricordata di averlo forato con una freccetta giocando e non ho capito se si era trattato di un macroscopico errore di mira o se avesse sperimentato l’utilizzo di bersagli non convenzionali.
Un pensiero su “uno strumento rotto resta una strumento (rotto)”