Viola ha la massima cintura di un’arte marziale dal nome impronunciabile e che vi sfido a capire se ha radici cinesi o giapponesi. Avere ristoranti che propongono sintesi gastronomiche delle due principali potenze economiche dell’est nello stesso menu ha ulteriormente rimescolato le carte per noi suprematisti occidentali, che vediamo negli occhi a mandorla un’unica provincia nemmeno tanto grande, in cui ci si sfonda di cibo senza limiti a undici euro o poco più. Se volete invitare Viola a uscire vi consiglio allora piuttosto una pizza, così non correte il rischio di sbagliare, ma comunque informatevi prima per non fare brutte figure e guastare a priori un futuro insieme. Potete evitare anche di proporre un innocuo cinema se non vi piacciono le donne con gli addominali più marcati dei vostri o, in genere, se nutrite il desiderio di vedervi con una tanto per fare qualcosa perché con Viola prendereste una cantonata, fidatevi.
Elvio voleva solo parlare con qualcuno e pubblicava su Facebook segnali d’allarme di profonda solitudine del tipo “nessuno vi farà mai domande come quelle a cui vi date risposta da soli”. Per il resto si faceva bello con le sue qualità intellettuali. Viola invece è separata e insegna matematica, tutt’ora è così e non vi deve sorprendere se ho usato il tempo presente anziché l’imperfetto, ma torniamo a come sono andate le cose. “Una laurea di quel tipo non ti ha insegnato a risolvere i problemi”, le aveva scritto Elvio in chat con una serie di facce sorridenti per evitare ogni rischio di fraintendimento. Vi è chiaro il doppio senso problemi -> geometria? Possiamo continuare il racconto? Perché se devi spiegare una battuta significa che non fa ridere, si dice così. Elvio e Viola si conoscevano comunque da tantissimi anni perché in certi paesoni dalle frequentazioni ridotte si tratta di uno standard relazionale. Si erano già baciati con la lingua seduti sui gradoni roventi di un teatro all’aperto in estate durante un concerto gratuito come fanno le persone adulte. Erano appena stati testimoni dell’inizio di una bellissima storia d’amore: due sconosciuti, entrambi soli e in attesa dell’inizio della musica, si erano sorprendentemente scoperti lettori dello stesso romanzo ingannando il tempo con la stessa edizione del libro in mano, cercando di farsi notare in qualità di persone interessanti che non sprecano minuti preziosi, come invece fa la massa a spippolare sullo smartcoso.
Un po’ invidiosi di quella storia dalla trama da commedia americana, alla fine si erano arresi reciprocamente a diverse circostanze. Un paio di baci comunque da piena sufficienza ma poi l’assalto delle zanzare e i vapori di Autan avevano preso il sopravvento, l’estate nei dintorni di Milano può essere fatale, da questo punto di vista. Io ho visto persino cantanti scappare dalle luci del palcoscenico sopraffatti dalle punture, che poi ho letto che tutti sono morsicati e non c’entra il sangue dolce o amaro, è che ad alcuni le punture non fanno reazione e prurito e quindi non si accorgono. Elvio, che al massimo si dà le manate per tentare di schiacciarle, aveva quindi telefonato a distanza di qualche settimana a Viola e nemmeno un’ora dopo erano già davanti a un long drink fin troppo sovradimensionato per l’abbattimento reciproco dei freni inibitori, questa volta al chiuso e con l’aria condizionata per non rischiare inutilmente. Forse era tutta questa lucidità – a cui sto facendo di tutto per adattare lo stile del racconto, spero apprezziate il tentativo – che avevo spinto Viola a dirgli che non è che fosse poi così innamorata, e lui non aveva saputo valutare, oltre all’entità del costo delle consumazioni, se tale attestazione di sincerità comportasse una prospettiva vantaggiosa o meno nel medio periodo.
“e poi non mi piacciono le frasi dei Baci Perugina” 🙂