Almeno il pieno controllo sui calendari dei nostri gingilli elettronici ci è stato lasciato, questo ci dà l’illusione di impostare i valori di misurazione del tempo come ci pare e piace, che poi questo non abbia nessuna conseguenza sul divenire delle cose è un altro discorso. Sono rimasto con la batteria della macchina a terra, qualche tempo fa. Quando l’ho sostituita e il cruscotto si è riacceso segnava il giorno in cui probabilmente il suo sistema di bordo è stato programmato, una data remota di dieci anni fa quando mia figlia si apprestava a lasciare l’asilo nido. Un po’ come se tutti noi avessimo segnato nel nostro codice a barre questo valore di fabbricazione, anzi possiamo dire che è proprio così.
Ma con certe agende elettroniche possiamo muoverci tra futuro e passato molto meglio del buon vecchio Marty McFly. Proprio mia figlia ha sfidato Google Calendar per verificare fino a quanto riuscisse a spingersi in avanti e ha impostato un appuntamento per il 15 agosto 3008. Anzi, ha deciso che quella potrebbe essere la vera data ufficiale della fine del mondo. Amici posteri, se in qualche modo tra un paio di millenni riuscirete ad avere sottomano la fuffa dei socialcosi o, meglio, la mia fama imperitura sarà sopravvissuta allo stesso modo in cui oggi ci dilettiamo con gente del calibro di Eschilo e compagnia bella, sappiate che mia figlia non aveva nessun intento di portarvi sfiga e prendete questa cosa come noi, qualche anno fa, abbiamo inteso la profezia dei Maya. Sempre che, nel frattempo, l’avvento di una data super-palindroma come il 21-12-2112 non abbia fatto piazza pulita di tutto.
Ho chiesto così a mia figlia di invitarmi tramite Google Calendar a quell’evento decisivo che aveva appena programmato e, negli istanti che hanno preceduto la condivisione dell’appuntamento, sono successe due cose importanti. Stavo rientrando a casa attraversando una di quelle vie che nessuno mai percorrerebbe a piedi (oddio, io ogni tanto ci passo quando vado a correre ma la mattina prestissimo, e la cosa non dà nell’occhio a nessuno) e ho superato una ragazza che camminava da sola. C’era un forte vento che le scompigliava dei capelli lunghissimi e le faceva volare un sacchetto di nylon di una nota marca di abbigliamento cheap che teneva in mano. Inutile dire che era domenica pomeriggio e c’era pure il sole i cui raggi sembravano perpendicolari al mio parabrezza e facevo fatica a riconoscere gli ostacoli. A parte noi e quella ragazza non c’era nessun altro in giro, per fortuna. Ho pensato così che il giorno di ferragosto del 3008 potrà essere una giornata come quella, con il polline spinto dal vento che ricorda la neve e la superficie della terra, nel suo ultimo giorno, gremita di persone che la percorrono in completa solitudine senza riconoscersi a causa del sole negli occhi.
Un pensiero su “quando si scarica la batteria della macchina ricomincia tutto da capo”