“Due teste sono meglio di una”, oltre a essere la traduzione del titolo di una vecchia sigla italo-disco del programma Discoring, è una filosofia a cui si devono arrendere anche i più fermi sostenitori delle one-man band nella vita, i lupi solitari che preferiscono la condizione stand-alone a qualsiasi forma di menage di coppia, per non parlare di socialità. Prendere decisioni in autonomia è molto realizzante e fortificante, ma la pratica del secondo parere colma quella minima percentuale di dubbio che, per quanto si è testoni, rimane conficcata come un tarlo e, in caso di conferma, ci inietta una buona dose di autostima che ha poi sul carattere lo stesso effetto del silicone e, ritirata la coppa della ragionevolezza delle proprie convinzioni, possiamo eventualmente tornare nel nostro splendido isolamento. Un principio che vale anche nelle piccole cose. Metto su Spotify il disco di una band mai sentita – e non mi riferisco ai Cube di “Two heads are better than one” di cui sopra – perché vi ritrovo delle potenzialità e mia moglie subito chiede informazioni, un chiaro indice di apprezzamento perché altrimenti manifesterebbe il suo disappunto. Chi è il gruppo, da quale parte della Gran Bretagna o degli Stati Uniti sono originari e cose così. Attenzioni che mi piacciono e chi fanno sentire un vero talent scout o, come si dice oggi, un trend setter che però è un termine che mi piace così così perché ha un rimando a una razza canina che, appena ci penso, toglie tutto il valore sociale di quel ruolo. La mia attività costante di scopritore di talenti a cui prima o poi la massa tributerà il giusto successo è caratterizzata da un fattore stagionale che fa la differenza. La musica tiene caldo o tiene fresco come qualunque altra emozione che ci mettiamo addosso e questo fattore fa la differenza se volete ottenere impressioni da altre persone in linea con la vostra e incassare un nuovo esaltante risultato per il vostro ego. Certe canzoni sono appiccicose e fanno sudare, quindi occhio a quando le proponete. Per altre è sufficiente areare il locale adibito all’ascolto prima di soggiornarvi e vedrete l’effetto che fanno con la primavera. Non vi nascondo però che, con la bella stagione, sbagliare è molto più difficile. La primavera è la stagione pop per eccellenza, quindi sarà sufficiente lasciare le atmosfere cupe e le lagne che sussurrano i propri dolori da spleen chiuse nel vostri dispositivi di storage o, se proprio ci tenete, ascoltateveli da soli in cuffia e vedrete che nessuno si lamenterà di quanto siete fuori luogo.
Ieri a casa mia s’è parlato di musica.
Figlio 2 – Mi scarichi tutte le canzoni dei Maroon Five, con due “o”.
Figlio 1 – Esistono ancora i Maroon Five?