La cosiddetta comunicazione in differita ha da sempre un’aura di romanticismo e non a caso è utilizzata abbondantemente da chi si caga sotto a dire le cose in tempo reale ai diretti interessati. Si tratta di un fenomeno vecchio tanto quanto le incisioni rupestri e consiste appunto nella mediazione delle cose da dire grazie a un canale di trasmissione che le raccoglie e le rende più o meno durevoli nel tempo. Una grotta, una tavoletta incisa con uno stilo, una pergamena, una stampa a caratteri mobili, una missiva, un affresco, due fogli in una macchina da scrivere con la carta carbone in mezzo, una stampante ad aghi, una stampante digitale, un SMS, un blog e Snapchat, tanto per condensare in un paio di righe migliaia di anni di struggimenti dell’homo sapiens ma păvĭdus. Proviamo a vederla quindi dal punto di vista opposto: quanto si è evoluta la civiltà proprio grazie agli uomini che si sono ingegnati a trovare modi per far sapere agli altri le cose mentre non ci sono, in modo da evitare possibili brutte figure, rifiuti, delusioni oppure in generale levarsi dall’imbarazzo?
Non c’è nulla di male a comportarsi così, anzi alcuni la definiscono persino arte. Il problema sorge quando si utilizzano i suddetti canali di comunicazione in differita in non lucidissime condizioni, per esempio fortemente stressati o fiaccati dalla disperazione oppure fuori di sé dalla rabbia o anche solo semplicemente nell’euforia dell’alcol, perché la parola (o la sua rappresentazione visiva) lasciata nero su bianco all’interpretazione del destinatario (c’è un celebre motto suppongo millenario che evidenzia proprio il gap in termini di gravità tra la leggerezza della parola pronunciata e l’irrimediabile pesantezza di quella scritta e delle conseguenze che causa il fatto che resti), dicevo che la parola lasciata nero su bianco all’interpretazione del destinatario ne raddoppia se non triplica la forza, per questo dev’essere ben ponderata a priori e non abbandonata alla mercé del destinatario senza prima una valutazione sulle sue conseguenze.
Per questo motivo bisognerebbe che esistessero dei modi per impedire ai suddetti canali di comunicazione in differita di funzionare quando la persona che si accinge ad usarli può potenzialmente causare danni. Una sorta di sicura che fa sì che telefoni, computer, ma anche penne o spray per scritte sui muri non si attivassero per esempio percependo al contatto con le dita della persona il suo stato confusionale o anche valori come la percentuale di birra nelle vene, come un banale palloncino delle forze dell’ordine un sabato sera qualunque. Come la protezione che hanno certi flaconi grazie alla quale possiamo tenere alla larga i nostri figli da veleni, medicinali e detersivi. Per dire, io e il mio amico Marco abbiamo trascorso insieme alcuni ultimi dell’anno durante i quali ci siamo imposti di mandare i tradizionali auguri via messaggio molte ore prima della mezzanotte, in modo da evitare l’invio di corbellerie o parole compromettenti nei momenti meno adatti a questo genere di cose, sapete come vanno certe celebrazioni in cui alla fine si beve senza ritegno. Ecco: come non ci si dovrebbe mettere alla guida dopo un tot di bicchieri, allo stesso modo è sconsigliato scrivere cose quando non si è in grado di ragionare, punto e basta. E anche post come questo, vedete, uno dovrebbe scriverli solo se perfettamente lucido.
Hemingway, o chi per lui, diceva qualcosa del tipo scrivi come tu fossi ubriaco, ma rileggi da sobrio. Con questo, lui si riferiva alla scrittura creativa, certo, tu a tutt’altro epperò… epperò… se poi va che mettete a punto ‘sta cosa per impedire di scrivere e blabblare a casaccio da ubriachi, potremmo anche inserire una clausola, un blocco, un filtro per lo status emotivo/alcolico del fruitore in differita.