Chi l’avrebbe mai detto. La letteratura più in voga nel duemila ha cicli di vita rapidissimi come gli annunci in rotazione di una volta, quelli sui led rossi. Nella letteratura del duemila non è importante l’autore, colui che ha generato il pezzo di letteratura, perché essa segue un modello che può essere paragonato a quello della tradizione orale. A non so quanti anni dall’avvento della stampa ora la letteratura, quella del duemila, si è riaccaparrata della sua consistenza originaria in cui è la storia in sé il fine narrativo e non più il libro. Le storie della letteratura del duemila sono più corte di qualunque altra espressione, persino degli haiku e scorrono a fiotti lungo le pagine Facebook dei lettori. I lettori del duemila non leggono più un’unica storia raccontata lungo le centinaia di pagine di un libro, leggono simultaneamente centinaia di storie in un’unica pagina Facebook. Così se chiedi a un lettore del duemila che cosa leggi non saprà risponderti perché l’evoluzione della lettura ci ha imposto nuovi modelli comportamentali. Come cosa leggo? Leggo e basta, perché non esistono più oggetti e soggetti. Si legge e la lettura è lo stream di Facebook. Se accusate un millennial di non leggere vi risponderà che no, non è vero, lui legge eccome. La letteratura del duemila è multiforme e si articola in battute, immagini, giochi di parole, accuse, notizie false, pensieri semplici, espressione di sentimenti elementari. Non ha nemmeno delle regole sintattiche, tanto ci capiamo comunque. Gli autori siamo noi è siamo miliardi ed è per questo che la letteratura del duemila è tutt’altro che remunerativa, non c’è domanda né offerta, c’è solo la letteratura del duemila che poi è la nostra vita e il modo in cui abbiamo imparato a semplificarla.