Ieri l’altro, alla consegna delle pagelle – siamo già all’inizio del secondo quadrimestre della terza media – notavo che tra genitori non ci si conosce per nulla. Non so se è una cosa che riguarda me, ma l’impressione che ho avuto, a parte i saluti di circostanza in attesa del proprio turno per il colloquio con l’insegnante coordinatrice della classe e senza contare le conoscenze pregresse all’esperienza scolastica, siamo comunque gente di paese e di provincia, è che questi tre anni sono volati senza che nessuno, né tra le fila del corpo docente tanto meno per iniziative individuali, abbia messo in atto un tentativo progettuale in grado di coinvolgere le famiglie dei ragazzi.
Da questo punto di vista ho registrato, nel tempo, una sorta di escalation al contrario. Al nido eravamo chiamati molto spesso per attività di gruppo, ricordo persino numerosi momenti di riflessione su tematiche inerenti i nostri figli, separati in gruppetti da 3 o 4 genitori durante le frequenti riunioni indette dalle educatrici. Con la scuola materna è iniziato il periodo delle festicciole a ogni ricorrenza comandata, per non parlare dei compleanni ogni due per tre a casa di tizia o caia ai quali era richiesta la presenza degli adulti i quali, alla fine, erano quasi costretti ad approfondire la conoscenza reciproca.
Alle elementari, al momento l’esperienza più lunga, si sono saldati quindi molti rapporti sia tra le compagne che tra i relativi adulti di riferimento, sono sorti problemi su vari fronti, sia didattici che di dinamiche tra i ragazzini, che per forza di cose hanno indotto madri e padri a una risoluzione d’insieme. Poi, alle medie, complice la rimescolata data alla composizione delle classi rispetto alle provenienze degli alunni, stop. Il buio completo.
Tenete conto che lo spirito competitivo dei genitori è direttamente proporzionale all’età dei figli, ragion per cui è naturale che quando il gioco si fa duro e iniziano a delinearsi le carriere scolastiche dei ragazzi ognuno va per la sua strada. Inoltre alle medie i nostri figli iniziano a essere indipendenti e a gestire parzialmente il loro tempo in autonomia, conseguentemente a noi grandi ci viene un po’ da tirare i remi in barca sul controllo di quanto avviene in classe, e, dovendo scegliere con chi trascorrere il tempo, le relazioni imposte dalla vita dei ragazzi finiscono al fondo della classifica delle cose da coltivare.
Quindi niente. Sarà perché la secondaria inferiore in tutto sono 27 mesi scarsi di scuola o sarà che davvero in questa fase ci sono numerosi fattori che al tempo danno una velocità superiore, ma ieri pomeriggio a un certo punto ho realizzato di trovarmi in fila con donne e uomini visti a malapena nelle altre occasioni di questo tipo. Mia moglie, che era lì con me, se l’è cavata un po’ meglio ma lo sapete quanto le donne, e le mogli in particolare, siano su un altro pianeta dal punto di vista delle relazioni e allo stesso modo conservino una facilità nel ricordarsi le persone superiore al resto del creato.
Ho notato madri e padri con figli sconosciuti che magari avevo già visto il primo giorno di prima, quando in palestra chiamavano uno per uno a comporre la classe, ma anche se si tratta di una cosa successa appena due anni fa quei loro figli oggi sono ragazzoni e mi chiedo se anche mia figlia sia di quelle dimensioni lì. Probabilmente non ci sarà nemmeno la pizzata di fine anno e fine tutto, d’altronde non ne abbiamo mai fatto nemmeno una ed è un peccato perché tra i genitori dei compagni di mia figlia qualche persona interessante la si trova, a partire da un deputato del PD fino a una stimata insegnante di pianoforte. Per non parlare poi di uno scrittore americano in voga, molto concentrato su se stesso, che farebbe meglio a socializzare un po’ di più e a trarne beneficio, almeno in abbattimento della nostalgia.
È esattamente così, il mio piccolo è in prima media, abbiamo fatto una gita per la ricorrenza di Firenze alluvionata con una cricca di emeriti sconosciuti con i quali ci guardavamo in cagnesco.
E siamo su un gruppo whatsapp che pare la periferia di Roma, quanto a stato di abbandono.
Però trovo che questa naturale evoluzione sia positiva e non ho più voglia di mescolarmi e socializzare partendo da zero con nuove ulteriori famigliole. Mi bastano quelle di materna ed elementari.
Certo se tra i babbi ci fosse uno scrittore americano in erba, o Diletta Leotta tra le mamme, ecco che il discorso cambierebbe di colpo.
fammi sapere se arriva Diletta Leotta che mi iscrivo lì anch’io
Confesso che non vedo l’ora mia figlia passi alle medie per liberarmi dei colleghi genitori. Le elementari hanno visto un’escalation di male-rapporti di cui farei a meno. Tanto io abito in paese e ci conosciamo più o meno tutti. Se non sono bambini in classe con mia figlia, lo sono stati alla materna, o al nido, o fanno pallavolo assieme oppure il centro estivo… Ok, non mi libererò mai di certi genitori… Poi non abbiamo nessuno scrittore americano. E vuoi mettere?!