Tra qualche giorno scade il mio primo mese di fruizione gratuita di Netflix. Da quando c’è Netflix la dinamica, in famiglia, più o meno è che ci mettiamo in tre sul divano, accendiamo Netflix, un’operazione semplicissima perché il telecomando del mio smart TV (un Sony Bravia) ha in bella vista un bel pulsantone invitante con su scritto Netflix, e poi passiamo una mezz’ora buona a scorrere l’infinito menu con tutte le proposte comprese nell’offerta. Le serie, i film ordinati per categorie, le novità, le liste che ciascuno di noi tre ha accumulato sul suo profilo personale. A volte succede che il tempo che ci siamo concessi per un po’ di relax davanti alla TV va via tutto nella scelta di cosa guardare, un po’ perché l’offerta è monumentale, un po’ per trovare qualcosa che soddisfi tutti e tre o che sia adatta ad adulti e adolescenti. Così, dopo aver passato in rassegna tutti quei titolo, ciascuno di noi torna alle sue faccende con le pive nel sacco. Oppure è capitato anche che, frustrati dall’indecisione, abbiamo premuto al contrario il pulsantone Netflix per tornare al circo della programmazione del digitale terrestre, che tolti i canali Rai e qualche eccezione è mediamente una merda ma in cui, per lo meno, c’è qualcuno che sceglie per noi. Lo so cosa state pensando, ma se ho spento il cervello per annullarmi davanti alla TV doverlo riaccendere per un’analisi comparata di centinaia di titoli e di sinossi a volte mi costa fatica. Per questo è efficace, con Netflix, adottare l’approccio dell’informazione preventiva. Chiedo suggerimenti agli amici o ai colleghi di cui so potermi fidare per affinità di gusto così, mentre ancora sullo schermo campeggia logo Netflix su fondo nero, evocativo di esperienze di visione di prossima generazione, abbiamo già un’idea di cosa guardare.
Io poi mi sono accorto, in questo primo mese di fruizione gratuita di Netflix, di non avere una particolare forma mentis per le serie, che forse di Netflix sono la morte sua. Negli ultimi anni ho seguito qualcosa su altri canali e anche con grandi soddisfazioni: The Newsroom, Fargo 1 e 2, Stranger Things. Mi sono messo allora in questo mese in modalità Netflix, per fare come i miei amici e colleghi che non parlano d’altro che delle serie che guardano. Ho visto anche cose piuttosto belle, a partire da due o tre puntate di Black Mirror, qualcosa di Sense8 e Pablo Escobar, ma l’impressione è che sia un tipo di fruizione che richieda troppo investimento in tempo. È vero che la formula a puntate ti consente di smettere e continuare quando vuoi, tra l’altro Netflix è bravissimo e se interrompi qualcosa sulla TV si ricorda il punto esatto dove riprendere anche sul portatile, però poi a me la curiosità di vedere cosa succede dopo scema non poco. Le serie che ho portato a termine (Fargo 1 e 2 e Stranger Things) le ho viste tutte di un botto e la full immersion tutto sommato non è male. Credo quindi sia questo, lo specifico Neflixiano: spararsi un episodio dopo l’altro compulsivamente fino allo sfinimento, il tutto in una giornata, un fine settimana o una notte, come succede ai miei amici e colleghi.
Poi ci sono anche tantissimi film vecchi e nuovi e qui mi trovo più a mio agio. Ci sono un’infinità di titoli e quelli interessanti non sono pochi, anzi. A me è poi successa una cosa singolare: malgrado la quantità e la qualità dell’offerta mi è venuta voglia di rivedere cose già viste (per esempio Lost in translation, Broken Flowers e Schindler’s List). Avrete capito, quindi, che il problema sono io e non Netflix. Nonostante questo, ho deciso di confermare la scelta e da febbraio pagherò i 10 euro al mese per l’abbonamento. D’altronde la formula è vincente: così pochi soldi per così tanti contenuti. Come si fa a dire di no? Se c’è qualcuno di voi che, alla scadenza dei trenta giorni free, ha deciso di non proseguire si faccia riconoscere perché è raro trovare chi non accetta un modello che sembra essere alla base di tutta l’economia del mondo mondiale. Paghi poco per volta come le rate e ti puoi permettere cose lussuosissime, come millemila film e serie TV di cui godere quando e come vuoi. Noi, in famiglia, siamo però abituati a considerare le spese differentemente. Dieci euro al mese sono una sciocchezza, centoventi euro l’anno inizi a rifletterci su perché, sommati a questo o quell’altro servizio, alla fine sono soldi e pure tanti. Ma per Netflix ho deciso che farò un’eccezione, vediamo se riesco ad adattarmi.
Anche noi abbiamo Netflix e scrivo noi perché condividiamo la spesa con amici e perché io sono quello che ne fruisce meno: mio figlio va matto per Peppa Pig, mia moglie guarda i documentari. Io non sono tipo da serie e forse per questo mi sto trovando bene con The Black Mirror: ogni puntata è una storia a sé così evitiamo la ripetitività di personaggi e ambientazioni.
non ti nascondo che ogni volta mi sforzo di non guardare Peppa Pig, mia figlia è troppo grande ma a me piace di brutto. Prima o poi, quando mi troverò da solo davanti a Netflix, mi sparo tutte le puntate d’un fiato.
Il motivo per cui non abbono è che sono serie dipendente. Se lo avessi rischierei l’annullamento sul divano per mesi e liberarsi dal tabagismo a confronto sarebbe stato uno scherzo