da oggi a tutti gli sforzi vani si può fare ricorso, leggi come

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L’unico che ho deciso di portarmi a casa è stato quello della verifica scritta di storia risalente alla fine della seconda liceo, quando malgrado mi fossi preparato con un impegno senza precedenti non avevo comunque raggiunto la sufficienza e mi ero persino lamentato con la prof, che mi affascinava non poco per la sua fronte ampissima che svettava su una testa di proporzioni non proprio comuni. Le avevo detto che se tra non studiare per prendere quattro e passare giorni in casa a ripetere e prendere cinque al sei non c’era differenza, tanto valeva trascorrere il tempo ad ascoltare dischi. Lei non aveva perso la flemma ma si era messa al mio fianco, a chiarirmi il senso di tutte quelle correzioni a penna rossa che ho riconosciuto subito, sovrapposte alla mia calligrafia a penna nera sul foglio protocollo, quando ho ritirato il dossier. Purtroppo gli addetti alla sicurezza sono stati chiari: non se ne poteva prendere più di uno a testa, almeno in attesa che l’inventario sia terminato (chissà quanti anni ci vorranno), che i sigilli della magistratura vengano rimossi e tutto quel patrimonio sia catalogato e restituito ai rispettivi proprietari.

Certo, che sistematicamente tutti gli sforzi vani dell’umanità siano stati accumulati lì dentro probabilmente sin dal primo – mi immagino un uomo primitivo che si ingegna a trovare modi per riprodurre il fuoco o per trovare una forma adatta a costruire una ruota – potrebbe essere la scoperta del secolo, più di un qualsiasi ritrovamento di un pianeta tale e quale al nostro in cui ai fortunati abitanti è tutto dovuto e non occorre faticare per ottenere delle cose come invece è stato insegnato a noi.

Scartabellando in tutti quei faldoni – fortunatamente è possibile rimanere quanto tempo si vuole al proprio armadio – mi sono sentito come un berlinese a spasso per gli uffici della Stasi dopo il crollo del muro, a rimanerci di sasso scoprendo cose tipo la sorella che ha fatto per anni la delatrice nei tuoi confronti. E mi spiace per chi non c’è più e non può riassaporare certe chicche del proprio passato che, davvero, hanno dello straordinario.

Ho ritrovato ore di esercizi di tecnica pianistica (pomeriggi interi) e persino la lista dettagliata di tutti i curriculum inviati via email dal 1998 a stamattina. Più di tremila domande a cui nessuno ha mai dato seguito. Infine, in una cartellina di plastica, avete presente quelle che si possono inserire dentro ai raccoglitori? In una cartellina di plastica trasparente c’erano tre foto di Valentina proprio con quell’espressione esemplificativa della madre di tutti gli sforzi vani, quell’insoddisfazione che uno si fa in quattro in tutti i modi per non far sperimentare al proprio partner, ma lì c’era un errore e sono certo che lo farò notare quando sarò chiamato a testimoniare, visto che tutta l’umanità vivente si è costituita parte civile in questa oltraggiosa violazione dei diritti umani, c’era un errore perché quell’espressione – se conoscete Valentina la rammenterete anche voi – la metteva sempre ogni volta in cui qualcuno la riempiva di attenzioni ma lei era così, era scettica su tutto e quindi, ripeto, quello sforzo non dico che non sia stato vano ma davvero partivo perdente in partenza e l’amore è anche così.

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