Alcuni ricercatori fuoriusciti dal M.A.T.H. di Lansing (Michigan) hanno dimostrato che il valore del cinquanta per cento non corrisponde affatto all’esistenza del cinquanta per cento delle probabilità in un senso o in un altro, ciò che sintetizzando possiamo definire “uno su due”. Ed è proprio così, altrimenti perché sbaglieremmo sempre? Ora non sto a farvi la dimostrazione semplicemente perché non sono uno statistics scientist, come dicono loro, e potrei fare dei pasticci, basta però l’esperienza di noi non-ricercatori a provare empiricamente questa legge naturale. Tanto che la sua attestazione a disturbo specifico della sfera decisionale è già sul tavolo di tutte le organizzazioni di studi neurologici mondiali, pronte a mettere una firma e darle dignità di cura, alla stregua delle omologhe patologie cognitive.
Il portavoce della sopracitata associazione americana ha, a proposito, citato un paio di paradossi niente male: il caso del ragazzino che, in risposta a qualsiasi domanda con solo due opzioni, ricorresse prontamente all’opposto di quella giusta, per poi correggersi immediatamente dopo ogni affermazione. Una forma di interferenza a livello intellettivo (definito comportamento antifrastico) che gli è costata più di una volta un pessima media nella scheda di fine anno, tanto da indurre gli insegnanti più comprensivi a considerare, nella valutazione di ogni singola prova, sempre il contrario di quanto asserito. Il che converrete con me che può sembrare un bel controsenso, ma chi siamo noi per dire se abbiamo davvero provato qualsiasi strada, nella nostra vita, per dare una possibilità di salvezza a qualcuno?
La cosiddetta “esperienza match-point” lascia ancora di più senza parole: un tifoso che vede la squadra di volley del cuore vincere al quarto set con una schiacciata fuori di poco così esulta e vede gli altri del pubblico esultare e le giocatrici in campo abbracciarsi e l’arbitro immobile nel gesto che sancisce il venticinquesimo soffertissimo punto per non andare al tie-break (che, come è noto, la propria squadra del cuore perderebbe, secondo appunto la legge del 50% che in natura non si manifesta mai) e il tifoso lieto si avvia all’uscita tra gli altri tifosi in tripudio ma ponendosi alcune domande. Abbiamo vinto davvero? O è tale la mia smania di tre punti in più in classifica che mi fa vivere una dimensione parallela di ciò che il mio subconscio vorrebbe? Indovinate come va a finire questa storia. Avete il cinquanta per cento di possibilità di riuscirci e poi ditemi che non è vero che sono la totalità dei casi.
Che sollievo. Pensavo di essere l’unica a cui toccava sempre il 50% sbagliato
benvenuta nel club