Ieri sono passato per caso in macchina davanti alla sede della McCann Erickson a Milano, che si trova qui in un edificio modernissimo che, solo a vederlo, trasmette creatività e dinamismo grazie a tutti quei vetri e quelle linee straordinarie. La McCann Erickson la conoscete tutti, è un’agenzia di advertising da fantascienza che i copywriter con i maglioni di lana che fanno i pallini come me se la possono sognare, non a caso, potessi ripartire da capo, studierei per diventare architetto. Mi sono osservato riflesso negli specchi passando in auto, perché non guidavo io, e ho pensato alla mia vicina di scrivania che vedo con la coda dell’occhio mettersi continuamente le dita nel naso e al programmatore che ho di fronte, il cui orario di lavoro inizia a mezzogiorno e, dopo pranzo, si addormenta davanti al computer. Questo non dimostra niente, tantomeno che i professionisti della creatività necessariamente siano predestinati a posizioni di alta visibilità in agenzie strafighe e che tali agenzie strafighe siano ubicate in sedi avveniristiche come quella della McCann Erickson a Milano. Ma se avete la pazienza di girellare per certi quartieri di Milano oggetto delle più recenti gentrificazioni, imparerete a riconoscere i creativi anche quando entrano nelle agenzie di comunicazione ubicate in edifici residenziali piuttosto anonimi che però, dentro, celano posti veramente suggestivi. Li riconoscerete perché non sono dei fighi pazzeschi e appariscenti e, in più, sono spesso vestiti in maniera volutamente disordinata, portano la barba e i capelli spettinati ma con un portamento che invidio tantissimo e che, su di me, fa l’effetto di mio papà quando era già vecchio e l’abbigliamento non era certo quello più adatto. Un altro particolare è costituito dalle Camper Peu che calzano in massa, quelle che piacciono a me e che costano 160 euro. In altri casi si portano in ufficio la schiscetta da mangiare a pranzo composta da una fanta e un panino o un pezzo di focaccia con una disinvoltura che, inevitabilmente, mi viene da confrontarli con l’impiegata dell’ufficio del comando della polizia municipale. Ci sono appena stato e per questo lo so bene: era una tipa davvero ordinaria tendente al bruttino e in più non accettava il fatto che la ringraziassi e le dicessi che era stata molto gentile perché aveva preso in mano l’intera pratica di un caso molto complesso, il mio, in cui avevo pagato per errore un importo inferiore a quello indicato su una multa e per il quale spero davvero che la procedura sia conclusa, perché tutte queste complessità fanno molto male alla mia vena creativa e così, se mi vedeste per strada, non indovinereste mai il mestiere che faccio.