“Non mi importa niente/sono solo un codice cliente”, canta Teo, one man band del progetto Dolce Still Nuovo che è tutto un gioco di parole, oltre che un concept album. D’altronde, cose come i timelapse, le foto in HDR, le gif animate che ruotano lungo loop eterni davanti ai nostri occhi con il nuovo giochino tipo la roulette che li fermi e quello che ti capita ti capita, per non parlare – dato che stiamo discutendo di musica, anche se puramente di fantasia – di certi effetti audio elettronici e le stesse batterie campionate e poi imitate dai batteristi veri, poi ri-campionate suonate dai batteristi veri e chissà davvero dove andremo a finire, signora mia. Siamo persino qui a esprimerci laconicamente tra di noi e con quell’ironia che oggi è la protagonista dei social pronta a scatenarsi sul web, almeno a quanto dicono i quotidiani on line, e a fare i gesti con le dita quando vogliamo mettere delle virgolette al nostro discorso o persino il cancelletto dell’hastag incrociando le dita in un modo senza precedenti, come se questa o quella parola che ci sembra epocale potesse essere ripresa, ricercata, indicizzata e inclusa nella conversazione di qualcun altro. Il pollice alla Fonzarelli, poi, non ne parliamo. Se una cosa ci piace scatta l’erezione del dito che si oppone per eccellenza e diciamo persino “number one” o “delicious” se davvero siamo rimasti entusiasti. Nelle canzoni di “Solo dal cuore del mai” la stessa realtà virtuale prima e quella aumentata dopo ci viene raccontata come un accrocchio che non solo ha superato in completezza noi animali in carne e ossa ma ha persino depauperato le nostre potenzialità immaginifiche e ci ha trasmesso un’idea delle cose che non corrisponde a quanto i nostri avi devono aver visto sino ad ora e che ci hanno lasciato in eredità nel loro patrimonio esperienziale e genetico. Più che apocalittico, il progetto Dolce Still Nuovo è la musica definitiva, quella pronta per fare del collaborazionismo alla prossima invasione aliena e sperare che nel nuovo ordine mondiale ci sia riservato un posto da infame al tavolo del potere.