Un uomo annuncia solennemente ai suoi due abituali compagni di viaggio quotidiani, sul treno stipato del primo giorno di rientro dopo le feste di Natale, che lui e sua moglie si stanno separando. Lo dice solo a quei due colleghi pendolari ma lo sentono tutti, questa è la condanna di noi occidentali, in così tanti in così poco spazio a parlare con altri, da soli al telefono, da soli e basta. Una donna, nel frattempo, in un punto imprecisato di una sterminata periferia, di quelle senza confini tra un comune e quello successivo, sbuccia fette infinite di una mela verde che sorprendentemente auto-rigenera le sue parti mancanti, e la donna continua a masticare soddisfatta della freschezza del frutto sul palato in quell’eterna oasi mattutina di alimenti naturali e, almeno sulla carta, salutari. Una ragazzina invece si inventa alcuni dettagli apparentemente poco significativi della sua vita in una relazione autobiografica con cui dovrà accompagnarsi all’esame di terza media, i genitori pensano così di fare due chiacchiere con l’insegnante di lettere anche se sanno perfettamente che è un’abitudine di famiglia, quella di arricchirsi di particolari di fantasia. Un tizio di quasi novant’anni accetta la sua morte nel giro di una manciata di secondi seduto sul suo divano, come se non ci fosse nessun dubbio che sarebbe stato così semplice, come se stesse seguendo il notiziario alla tv in una sera qualunque. E, ironia della sorte, una vedova, non la sua, sogna il marito poco prima dell’alba, soli nella loro casa di campagna, lei che disfa delle valigie nella stanza matrimoniale, lui che riappare più sorpreso di lei nel trovarla lì, un po’ come in quel film in cui le anime hanno paura delle persone in carne ossa. La donna no, anzi, lo abbraccia e lo tiene stretto finché non si sveglia.
Lo trovo bellissimo questo post, proprio bellissimo
grazie 🙂