La musica ha l’odore della muffa, anche la musica di più recente produzione che giace impilata nella vostra dispensa – fisica o virtuale che sia – da poco, perché la muffa delle cantine in cui vive chi compone ed esegue musica si appiccica poi tra i solchi dei dischi venduti o nelle cartelle degli mp3 scaricati. Se ce l’abbiamo ancora nelle narici noi che con la musica non abbiamo combinato nulla è facile spiegare l’odore che si riversa dalle casse dello stereo quando l’ascoltiamo. Quindi rivalutiamo la puzza di chiuso mista a umidità e mista a sudore, perché è di questo che sa il rock. La musica ha poi il tono della comprensione, e vorrei che rifletteste su questa affermazione. La musica sa capire chi l’ascolta perché dice le parole che chi ascolta vuole sentirsi dire e, allo stesso tempo, sa arrivare a destinazione utilizzando tutti i sistemi invisibili che ti stuzzicano la pancia, il cuore, le ghiandole delle lacrime, la testa e il collo, le gambe e i muscoli della faccia. Un pezzo a caso trasmesso alla radio, a cui chiedi qualcosa, ti dimostra con la sua armonia come sia facile trovare quello che cercavi, un accordo che risolve in un altro ti consente di tirare un sospiro di sollievo, ed è in grado anche solo di distrarti dall’ansia del momento, questo perché probabilmente chi ha scritto quella canzone era nelle tue stesse condizioni, per di più immerso nella puzza di cantina umida. Amici musicisti, continuate quindi a darvi delle risposte quando suonate i vostri pezzi e togliete i deodoranti da ambiente nei posti in cui le componete. Questa è la chiave del successo.