Fatemi vedere le dita? Ah ecco, allora le mie non sono poi così più enormi della media. Per me la tastierina touch dello smartphone è la morte dei sensi, dell’ispirazione e della scrittura in sé, oltre ad avere un’usabilità pari a quella di un cacciavite per orologiai utilizzato da un quadrupede privo di pollice opponibile. Un po’ la mia vista che certe volte risulta annebbiata, e temo sia arrivato il momento di mettermi in mano a un oculista di quelli bravi, ma non è solo questo. Prima o poi l’umanità si ribellerà allo spazio circoscritto imposto dalle lobby dei programmatori Android per delimitare ogni area adibita a digitazione di ogni carattere e deciderà che basta, siamo stufi di dover riscrivere la stessa cosa e cancellare digitazioni errate solo perché il nostro polpastrellone ha inviato un input sbagliato a causa delle proporzioni sproporzionate tra uomo e macchina, confronto da cui usciamo perdenti. Per me è tutto un porre rimedio a punti scritti al posto di spazi, rendendo ogni frase un nome di file con estensione o un indirizzo web a cui il sistema che si crede così intelligente dà subito la dignità di link a qualcosa sull’Internet. Poi dovreste finirla – e mi rivolgo ai costruttori di dispositivi – con queste accentate che non si trovano mai. La nostra lingua è così perché né sé già lì là, non potete farcene una colpa. Se volete mantenere il vostro marketshare dateci una mossa. Io rimpiango il mio Blackberry con quei tastini che comunque, con un rapporto più fisico tra pelle e plastica, alla fine risultava molto più ergonomico. Però la tecnologia è andata da tutt’altra parte e bisogna farsene una ragione. Ciò non toglie che quando devo appuntarmi qualcosa di interessante, un post come questo, per esempio, e ho solo lo smartphone a disposizione, è un bagno di sangue perché nel frattempo la memoria (la mia) sempre più volatile fatica a trattenere le idee e le dita non tengono il ritmo della creatività, che poi forse sarebbe anche meglio così, mi direte. Chiudo con un veloce saluto decontestualizzato ai Subsonica, che mi hanno fornito lo spunto per il titolo.
Ho un po’ lo stesso problema, volevo farci anche un post, ma ora, dopo il tuo, mi sa che no.
Mia nipote mi ha spiegato un po’ di cose.
Sono anziano, e mi si riconosce perché digito con un dito (in genere l’indice) al posto dei due pollici, loro non sbagliano (quasi) mai.
Ma quando sbagliano se ne fottono: accenti? Virgole? Punti? Numeri che diventano telefoni cliccabili? Tutto si risolve con una scrollata di spalle. Il problema è solo nostro, di noi che siamo affetti da ortograficismo, in entrata e in uscita..
E comunque, a dirla tutta, ‘sti programmatori di android non la sanno così lunga se ancora non hanno capito che tutte le volte che scrivo “cada” in realtà voglio scrivere “casa”, non ci vorrebbe un genio del tinnove.
Scusa se mi sono dilungato, ma è sempre un piacere scrivere qui da te, mi sento un po’ a cada.
Potremmo chiedere aiuto (noi, digitali non nativi) come testimonial a E.T.
Lui, e il suo grosso indicione, che digita disperato un:
“Telefono, cada”.
mi.piace.quando.sul.mio.blog.prendono.vita.le.discussioni