Intanto fate presto perché c’è tempo fino al 13 novembre e poi la mostra chiude, questo significa che dovreste andare tutti sia che lo amiate visceralmente sia che lo conosciate appena. Ci sono molte chicche a partire dall’abito azzurro del video di “Life on Mars” e alcuni testi scritti a penna, comprese le liriche di “Heroes”. Ho visto chitarre e synth purtroppo spenti, stivali e abiti di scena, bozzetti per allestimenti sul palcoscenico e copertine di dischi. Poche foto, purtroppo, e la cosa risalta considerando la copertura mediatica a cui è stato soggetto Bowie lungo la sua carriera. La parte più bella della mostra resta l’esperienza immersiva grazie a cuffie niente male e ai contenuti multimediali. C’è un sistema wireless che rileva la tua posizione e ti fa ascoltare musica e interviste a seconda di quello che hai davanti, a fare i precisini a volte il segnale arriva un po’ in ritardo o è sin troppo pignolo sulle tue coordinate, ma nel complesso il risultato è sorprendente. Preparatevi quindi a piangere davanti al video di “Starman” e ve lo dico perché siamo già in due ad aver provato la stessa sensazione, o a stazionare mezz’ora per seguire a ripetizione quello di “Ashes to Ashes” anche se l’avrò visto milioni di volte, alla tv prima e su Youtube da quando esiste l’Internet e poi a bivaccare nella sala tutta rivestita di display e schermi in cui assistere a una sequenza di brani tratti dai suoi live. Questo, secondo me, sta a significare che poi alla fine di una popstar (o rockstar o artista, chiamatelo come volete) quello che resta di più è un insieme di cose di cui fruire contemporaneamente. Il corpo che si agita sul palco, la voce che ti arriva dritta nel cuore, il basso e la batteria che colpiscono la pancia, tutto il vissuto che ci lega alla sua storia e che, per uno come Bowie, sembra un’era di cose successe lungo così tanti anni, così tanti generi musicali e tutta l’epopea della fine del secolo scorso e ciò che ha rappresentato per la nostra civiltà e per il legame tra le persone e la musica, che non credo nella storia dell’umanità sia stato mai così forte come dall’invenzione del rock in poi. Vi consiglio anche di entrare in maglietta perché la temperatura al MAMbo è torrida e se non ne siete provvisti ne potete comprare una lì al modico prezzo di 25 euro, e nel mio caso – da buon ligure – la parabola dell’entusiasmo per l’acquisto ha avuto davvero un corso rapidissimo. Infine, una rassicurazione che è anche un po’ spoiler ma credo sia dovuto: entrate nella stanza delle proiezioni degli spezzoni di film in cui Bowie è presente come attore sereni, perché non vi è traccia della sua apparizione al fianco di Pieraccioni nella pellicola “Il mio west”, a dimostrazione che l’oblio per gli errori che nella vita si possono commettere (anche Bowie non è stato infallibile), per i grandi personaggi come lui compie il suo corso molto più rapidamente.
Ecco perché ho sentito vibrazioni nel cielo emiliano: c’era un ligure milanese in visita. Devo ancora andare, ma vorrei.
Devo ancora andare anche io. Quanto tempo ci vuole per godersela senza correre?
comunque mi capita sempre più spesso di passare dalle tue parti per lavoro; la prima volta che mi lasciano un po’ di tempo libero ti avviso, magari ci facciamo un giro in treno insieme
ci ho messo più o meno 3 ore
Thanks 🙂
Credo che piangerei anch’io davanti al video di Starman.
Non l’ho vista ma sono certa che sia fonte di emozioni profonde.
Grazie Plus!
Ci sto. Ti offro un viaggio in treno. Molto meglio del solito caffè