dieci, undici e quindici

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“Rientrando a casa, era il giorno prima ed era di lunedì, mi aveva colpito lo scherzo della prospettiva. La nuova skyline di Sampierdarena e quello che tutti chiamano il Matitone, un nome che di certo non rende giustizia a un mini-grattacielo che a Manhattan mai si sognerebbero di dargli un epiteto così avvilente, anche se qui da noi ospita l’agenzia delle entrate. L’aereo di linea gli era passato dietro, chissà a che distanza alle spalle lungo la sua manovra di atterraggio all’aeroporto di Genova. Ma nell’illusione ottica, sulla via di casa, sembrava che lo trafiggesse come il burro e che il velivolo uscisse dall’altra parte dell’alto edificio. Non ho pensato a come sarebbe se accadesse dal vero una cosa del genere. Se mi venissero questo genere di intuizioni probabilmente sarei miliardario a forza di lotterie vinte. Il giorno dopo, poco dopo pranzo, in ufficio la rete è andata in tilt e sembrava che tutti i computer in questa parte del mondo avessero lo stesso problema. Tutto bloccato, tempi lunghissimi per accedere a qualunque pagina, panico in agenzia. Internet era già quella che conosciamo, ma alla fine solo chi aveva la radio accesa o si trovava a casa l’ha saputo prima degli altri. Poi è squillato il mio Nokia 7110 con la suoneria dell’Internazionale e la persona all’altro capo – preoccupatissima – mi ha detto di andare sul sito di Repubblica o di accendere una tv e vedere cosa era successo.”

3 pensieri su “dieci, undici e quindici

  1. tutto è impazzito quel giorno. Lavoravo per un’agenzia di grafica pubblicitaria con radio perennemente accesa su stazioni musicali e un gran caos proveniente dagli uffici dei giovani grafici. Quel giorno c’era un silenzio irreale. Solo la voce che tentava di raccontare alla radio.

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