non guardatevi in bocca

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Ogni anno, in occasione della presentazione del Bilancio di Fine Estate all’Associazione degli Scrittori Che Non Lo Sono, mi tocca litigare perché salta sempre qualcuno fuori con la storia che i tedeschi si vestono male e io, puntualmente, gli chiedo di dare un’occhiata a me, di guardarsi allo specchio e, in generale, ammonisco i teorici dell’italian style per la scarsa attenzione con cui osservano i connazionali. Ma l’istinto di stracciargli la mia carica di segretario sotto il muso e di sbattergli la porta in faccia mi viene alla terza o quarta slide dei colleghi che annunciano di aver trovato l’anima gemella sul bagnasciuga o lungo i sentieri in quota sulle Alpi. Il giorno dell’addio, al momento di scambiarsi un regalo che poi è una promessa di rivedersi presto, scoprono di aver scelto la stessa cosa che il partner (temporaneo, permettetemi di aggiungerlo tra parentesi) ha scelto per loro. Lo scrittore che scimmiotta gli autori dell’America profonda ha ricevuto un portafoglio griffato Harley Davidson perfettamente identico a quello donato alla sua musa. L’autore noir un e-book della stessa marca e modello. Persino il blogger ha omaggiato la nuova compagna geek dello stesso hard disk che lei ha acquistato per lui. Mi chiedo cosa vogliano dimostrare con i loro esempi stucchevoli. Non sono certo loro gli unici depositari della felicità universale.

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