fatalità

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Non sapevo che il tragico epilogo della vita del noto scrittore Massimo Trentaversi avesse un risvolto così tristemente ironico. Sembra che l’incidente stradale in cui il blasonato scrittore e saggista ha perso la vita sia stato causato dalla smania di rientrare a casa per tenere traccia dell’idea per una storia ed evitare il rischio di restare vittima di un incidente stradale nell’atto di scrivere sul suo smartphone lo spunto che ha come protagonista uno scrittore che perde la vita sulla strada per aver usato lo smartphone per appuntarsi l’idea di una storia il cui protagonista, intellettuale di sinistra, perde la vita in un incidente stradale pensando ai lavori di miglioria e ottimizzazione degli spazi del suo box.

Pensate che smacco. Ti presenti al check-in dell’aldilà e al momento di consegnare la lastra che contiene l’ultimo frame della tua vita, l’ultimo pensiero prima di perderla, l’addetta allo smistamento anime trova una planimetria con appunti per un controsoffitto, rimozione dell’impianto di riscaldamento non più in auge, piastrellatura con materiale entry-level, intonaco e ganci per il posizionamento sopraelevato delle biciclette, tasselli e tutto il necessario per le mensole. L’impiegata tra l’altro è un discreto pezzo di ragazza con cui avremmo potuto farci una bella figura magari proprio con l’idea di un best-seller incentrato su uno scrittore che perde la vita per una banale distrazione al volante. Un po’ come parlare con se stessi dandosi del lei o fondare una tribute band di una tribute band di Rovazzi, con la cover della cover di una sola canzone in repertorio.

In macchina comunque è bene concentrarsi sulla strada, ma non sono solo le mani sul cellulare che possono portare a tragedie. Basta fantasticare sull’origine dei brand delle marche automobilistiche, per esempio Chevrolet che è un nome proveniente dalla Svizzera ed è per questo che dovrebbe scriversi “Chèvre au lait”, oppure pensare che il vecchio logo della Citroen ricorda un limone perché limone nell’entroterra ligure si dice “sitrùn”. Io così, quando guido la macchina, dovrei viaggiare con un assistente pronto a mettere al sicuro certe idee che mi vengono lì per lì come quando passa qualcuno ai centoquaranta all’ora con i finestrini giù e mi viene da pensare a come era la vita prima dell’aria condizionata tra gli optional a disposizione. Gli utenti Mac si avvalgono di Siri, gli scrittori come Paul Auster invece di Siri Hustvedt al loro fianco, che è ancora meglio e beato lui, anche se non penso che una donna del calibro di Siri Hustvedt gli faccia da segretaria.

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