L’unico essere umano che nel 2016 sfoggia una maglietta dei *** è davanti a me in coda alla cassa della Feltrinelli di Cagliari ma non deve pagare. Il fan dei *** è italianissimo e chiede ai due commessi italianissimi se hanno libri in lingua. “Che lingua?” domanda uno degli addetti. “Sardo” conferma il fan dei *** con un tono che trasmette tutto il suo stupore per l’ovvietà della domanda. Non siamo in un paese straniero e una libreria in franchising non è certo il luogo più idoneo ad assurgersi a hub di cultura locale. E infatti i due commessi si guardano un po’ così. Il cliente mistifica il suo imbarazzo rilanciando con Accabadora della Murgia, che non ho letto ma non mi pare sia “in lingua”, e appena si allontana ricevute le indicazioni sull’ubicazione della narrativa italiana il commesso più navigato fa alla collega una battuta che non colgo se non in parte e alla pronuncia di Maria Grazia Deledda. Nemmeno di lei ho mai letto nulla e la cosa mi fa riflettere. Mi sento in colpa fino a quando non intravedo un volume di Niffoi che invece conosco molto bene, e il successivo collegamento con Bianca Pitzorno e i Joe Perrino and the mellowtones mi rimette in pari con i tributi culturali alla bellissima isola che mi ospita ogni estate. Il fan dei *** paga Accabadora e in quel frangente vorrei chiedergli se anche lui, come il mio amico Guido, fa parte della setta di adepti del culto dei *** che in un giorno fisso ogni agosto – anniversario della morte del cantante dei *** – si riuniscono insieme ai membri di uno spin-off dei *** per una specie di festival familiare in memoria dei *** ma i *** sono tutt’altro che sardi e, in più, mia moglie mi fa notare che una volta il giorno dopo ferragosto i giornali non si stampavano ma oggi, con Internet, è tutto diverso.
A proposito di sardo: ho appena finito “Padre padrone” di Gavino Ledda.
Accabadora della Murgia te lo consiglio. E’ stato scritto dopo lo scalpore suscitato dal caso Englaro.