Il tablet, nella sua imparagonabile inutilità, passerà alla storia per aver introdotto tutta una serie di posture a cui difficilmente rinunceremo proprio per la loro suprema eleganza. La mano sospesa con l’indice proteso come una vespa che levita in attesa del momento propizio per infilzare la vittima o un fiorettista consumato che studia le vulnerabilità dell’avversario sono di gran lunga più appealing della mano a conchetta sul mouse e quel tic ti-tic che ormai negli uffici non ci facciamo più caso ma se riuscite a isolare i rumori l’inquinamento acustico vi assicuro è pari a quello di un altoforno. Individuato così nelle posture proprie del touch ciò per il quale ci distingueremo dalle altre specie animali, la lista dei dettagli che ci caratterizzano individualmente è lunga quanto l’elenco telefonico. Se vi fate vedere in costume dal prossimo, trovarvi un difetto o un particolare fisico come biglietto da visita è facile come bere un bicchier d’acqua. Quello dai piedi devastati, quello grasso sulla schiena, quello con le ali di pollo, quello gobbo, la scoliosi vivente, quello col salvagente incorporato. Per fortuna a me il tablet si è rotto, almeno per qualcosa non mi distinguo.