Disintegrato anche l’ultimo degli esseri umani con uno di quei marchingegni che neppure il più creativo dei registi di fantascienza avrebbe mai potuto nemmeno lontanamente immaginare, d’altronde risparmiarci le atroci sofferenze causate dalle radiazioni emesse da quelle schifezze propagatesi involontariamente nella nostra atmosfera al momento del loro sbarco sulla terra – del resto da secoli di conquiste e colonialismo avremmo dovuto fare più tesoro in esperienza che non in materie prime – si è rilevato un atto di clemenza d’altri tempi, le nostre entità invasori ora devono risolvere il problema delle tonnellate di cultura e arte umana da smaltire, un’impresa che in confronto la questione dell’amianto da rimuovere in qualche modo da abitazioni e posti di lavoro si riduce a una macchia di sugo sulla tovaglia da mettere in lavatrice. La sfida è più che ambiziosa e, ci assicurano, non c’è nessuna cattiveria. L’obiettivo delle entità aliene è fare spazio per alcuni generi di prima necessità – impossibili peraltro da descrivere o nominare in un qualsiasi linguaggio terrestre in quanto concetti per noi incommensurabili – che sfortunatamente per loro (per noi, a causa dell’estinzione, è ormai assolutamente indifferente) si trovano sulla stessa frequenza dimensionale dei prodotti del nostro estro. Per le entità aliene riciclare miliardi di libri, musei o monumenti della nostra civiltà sarebbe un’impresa inutile oltreché energivora. Lettura, contemplazione e piacere non fanno parte del loro corredo esperienziale – non certo perché si tratta di entità zotiche o poco sviluppate – ma, per fare un paragone con qualcosa più comprensibile per noi, l’approccio è simile a quello che per più di un secolo l’uomo ha avuto con tonsille e appendice. Ironia della sorte è che nessuno poteva immaginare che liberandosi in massa di tali orpelli dai nostri organismi si abilitasse una sorta di canale di richiamo all’invasione proprio per i nuovi abitanti e sovrani di quello che per milioni di anni è stato il nostro unico pianeta e la casa di miliardi di persone. Resta il rammarico di vedere destinate allo smantellamento e successiva distruzione opere fondamentali per la nostra società e, soprattutto, di non aver avuto la possibilità di salvare qualcosa e mandarla nello spazio, nella speranza che il genere umano e la sua cultura un giorno possano rinascere intorno a qualche altra stella ospitale.
Degno di sceneggiatura. Ciaooo
“451 ultracorpi”