Se c’era una cosa bella di questa parte di storia era proprio il fatto che le canzoni di Battisti non si sentissero granché in giro grazie al veto della vedova del sopravvalutatissimo interprete del pop di massa nostrano. Dalla morte di Battisti in poi c’è stata questa originale operazione di damnatio memoriae pressoché impossibile nei confronti dei brani che lo hanno consacrato, probabilmente, a cantante italiano più conosciuto di tutti i tempi. Pensate all’elementare giro armonico della “Canzone del sole” e a quante volte è toccato a voi di cantarla in spiaggia – agli scout – al karaoke – al pianobar e a noi di suonarla in spiaggia – agli scout – al karaoke – al pianobar.
Nonostante ciò, se siete a conoscenza di quello che è accaduto da allora, la vedova Battisti dall’alto della società che detiene il copyright delle produzioni di Lucio si è sempre opposta allo sfruttamento del suo capitale, già di per sé una miniera d’oro, per fini commerciali negli spot e come colonna sonora cinematografica, impedendo persino iniziative ed eventi commemorativi come ci sono stati per quell’altro Lucio, che a me piace molto di più e anzi, pur imparagonabili, non c’è proprio paragone, per non parlare dell’industria del ricordo che ha dato i suoi frutti dalla morte di De André in poi. Ora, come avrete letto, il gran Mogol ha vinto la causa – e che vittoria – così da oggi siamo tutti esposti al rischio della diffusione incontrollata del suo repertorio ed è un peccato perché, a dirla tutta, in questi anni di oblio tutto sommato non ci è andata così male.
“Oh mare nero” come sigla per uno spot di Greenpeace.
“Prendila così, non possiamo farne un dramma…” come sottofondo per la pubblicità di una supposta.