Tenere al riparo dal vento le pagine del libro dei compiti delle vacanze, all’ombra incerta delle frasche che lasciano filtrare il sole caldo nelle prime ore del pomeriggio. Le figure che restano impresse nella vista rientrando in luoghi al chiuso dopo ore trascorse alla luce chiara del giorno. I suoni delle onde del mare percepiti da sdraiati con le orecchie quasi a contatto con la sabbia. La strenua ricerca di sapori e cibi da consumarsi freschi, le insalate di pasta, il vino bianco mosso. L’alba e il tramonto e la difficoltà di distinguerli l’uno dall’altro. I viaggi brevi sulla cabriolet. La facilità con cui ci si sveste nelle situazioni in cui lo si richiede, l’assenza di vincoli dei tessuti che è un po’ la metafora della libertà che vige nei mesi dell’estate e certa promiscuità dovuta ai costumi da bagno. La faccia che brucia ancora anche se fuori è già settembre ma nessuno ci vuole credere. Le attese con quaranta gradi e il baccano delle navi mentre si aspetta l’imbarco, con i tedeschi sui California a lato che hanno sempre famiglie molto più giovani e numerose delle nostre. La birra. Le sere in montagna che sono già un preludio dell’autunno con le felpe e i calzettoni. I concerti nelle piazze delle città toscane e i gruppi americani che si stupiscono sempre che le vibrazioni di basso e batteria non facciano venire giù i campanili del trecento. Le zanzare. La città che si arrende al regime imposto dai pochi che restano a lavorare, i parcheggi che si trovano e le auto che si ritrovano a sera roventi, l’aria condizionata sui mezzi pubblici e le ragazze con la pashmina sulle spalle. Gli short, che è sempre un bel motivo per apprezzare l’estate. I recidivi delle calzature invernali anche a luglio perché i Dr. Martens da spiaggia non li hanno ancora inventati. I viaggi al nord a cercare il freddo e le cassette di Battiato. I nonni che accolgono i nipoti, i genitori che al venerdì sera li raggiungono per poi tornare direttamente in ufficio il lunedì mattina, tutti gli altri che ormai certe cose non esistono più. Trascorrere il ferragosto in casa, soli, che è bello anche così.
Sottoscrivo. + I treni vuoti
hai un po’ di arretrati sulla lettura dei miei post. Che succede? Sei in vacanza?
ho molti arretrati. Ho chiuso il cervello per ferie 🙂