Voglio dire, poteva andarmi peggio, no? So di gente che si spara settimane in India, Polonia, Romania, e a parte lo stare lontano da mariti, mogli e figli, purtroppo non tutte le aziende hanno sedi a New York, Amsterdam o Berlino. Che poi attenti perché non è detto che se devi passare due giorni a Londra in un ufficio dalle parti di Heathrow con una notte in mezzo in un albergo ancora dalle parti di Heathrow poi finito il lavoro prendi la metro e vai a berti una pinta in centro. Diciamo però che uno poi con gli amici se la vende bene o almeno molto meglio di certi posti in cui sono stato io. Pomezia, per esempio. Avete presente, vero? Oppure la camera d’albergo nella zona industriale di Ravenna da dove vi sto scrivendo ora. Non c’è limite al peggio e arrivare a dieci è facilissimo, e rimanendo anche solo in Italia e senza nemmeno prendere un aereo anche perché io non volo perché la cosa mi terrorizza.
Quindi Pomezia, Ravenna e poi? Civitanova Marche e una pizzeria che si chiama La Lambada o qualcosa del genere e un albergo poco più in là in cui, al terzo piano, già il wifi non prende più. Vogliamo parlare di Bagnacavallo o di Sommacampagna o ancora di Val della Torre provincia di Torino anche se le province o provincie non esistono più e quindi i ragazzini hanno finito di struggersi nel dilemma se si scriva in un modo o in un altro e comunque vanno bene entrambi? Potrei continuare con Arona, Gallarate, Prato e Pontedera, ed è a questo punto che ci chiediamo perché tutta l’Italia non è come l’Alto Adige o il Trentino in sé in cui persino i capannoni li fanno con il rispetto di quello che c’è intorno e quando arrivi dalla Lombardia e vedi come costruiscono le zone produttive ti chiedi perché invece noi no e come sia stato possibile sviluppare qui, da noi, nella terra delle bellezze più belle del mediterraneo, certi orrori in cui poi le aziende come la mia, per punizione, ti prenotano gli alberghi.
Stabilimento Thyssen di Bátonyterenye, a un centinaio di km da Budapest. La prima volta che ci sono stata ho dormito nell’unico hotel dei dintorni, dotato di distributore automatico di preservativi al piano terra, la seconda volta era in ristrutturazione e sono stata dirottata nella mansarda della tavola calda dove si andava a pranzo a mezzogiorno (e a cena la sera). Entrambe le trasferte da sola, connessione internet non pervenuta. Bagnacavallo o un qualsiasi altro posto di quelli da te citati li avrei di gran lunga preferiti.
Anche io, più di dieci anni fa, feci una trasferta a Gallarate (o un altro posto che finisce in -ate) per un seminario al centro Microsoft Italia. Alla finestra della stanza avevo ciminiere e capannoni vari e per raggiungere la sede ho usato la navetta del motel facendomi lasciare davanti un’altra azienda.
Però un mio collega in trasferta a Roma è stato messo in un motel sulla Pontina di quelli con lo specchio sul soffitto…
Evabbé ma se non voli te le cerchi, le trasferte yeah le danno ai coraggiosi. 😉
Confermo Pomezia, la morte morta, una specie di Sesto San Giovanni nella campagna. Ravenna non so bene, perché il lavoro era sì in un posto industriale, ma l’hotel era in una bella posizione. Ma senza andare tanto lontano, parliamo della mia Valle di Lacrime: periferia est di Milano, cantiere dell’Mqualcosa, viale Forlanini dalla finestra, campagna che ospita i mezzi del cantiere da una parte e impianto di teleriscaldamento dall’altra. La depressione depressa a meno un’ora di mezzi da casa.