Mi spiace, Lisa, ma per il tuo matrimonio ti sei messa nelle mani sbagliate e ti assicuro che sei molto più bella nei giorni normali. Tua madre è uguale a te e, lo so che non dovrei dirlo, nella foto accanto alla torta sembra persino più giovane. Ma chi se ne importa, finita la cerimonia sarai tornata quella di sempre. Mia moglie ed io alla sera delle nostre nozze, per dire, eravamo sfiniti e ridevamo dell’errore di aver contato male i posti degli invitati. In realtà mancavano proprio i nostri due, essendo la prima volta per entrambi pensavamo che la presenza dei due protagonisti della giornata fosse data per scontato e quindi compresi nel prezzo e invece non era così. Ora, Lisa, sai come funziona: si mangiucchia qualcosa, si passa tra i tavoli a salutare e ringraziare persino in cerimonie sobrie come la nostra. Io avevo voluto a tutti i costi invitare Marco che senza chiederci nulla siamo rimasti l’uno nel cuore dell’altro per tutti questi anni. Qualche settimana prima avevo duplicato il CD dei Notwist a lui e Clizia e, in cambio, avevamo passato in rassegna per ore tutte quelle cartoline antiche che ritraggono posti che, oggi, non avrebbero nemmeno la dignità di essere pubblicati sul peggiore dei social network. L’ospedale. Una vista della passeggiata a mare con le ciminiere sullo sfondo. Le case poi abbandonate a forma di fungo. Lo stabilimento balneare con la chiatta colma di carbone che transita al largo. Il fiume cittadino, che poi è un torrente, con il quartiere popolare che vi si rispecchia. Il mercato comunale con l’appartamento dei custodi sopra l’ingresso e la biancheria stesa in prossimità dell’insegna, quello dove accompagnavo ogni mattina mia nonna a fare la spesa prima che cominciasse la scuola. Oggi guardo le foto che abbiamo fatto dopo la cerimonia in municipio e mi chiedo ancora il motivo per cui ci era venuta l’idea di invitare un paio di coppie che se non ricordo male, dopo quel 4 ottobre, non abbiamo mai più incontrato. La vita è così. Ci si trova all’incrocio e si ride insieme dell’essere lì in quel momento nello stesso posto, ma poi le direzioni che ognuno prende perché si fa tardi ce le dimentichiamo.