ognuno perso in una lingua tutta sua

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Il motivo per cui la gente scrive, dice, pubblica, registra e monta, immortala, dipinge, compone arrangia ed esegue, plasma, scolpisce, muove il corpo, costruisce anzi prima progetta, inventa, scala, infrange record, supera se stessa, filtra con Photoshop, ricama e in generale si esprime a cazzo – un trend in crescita negli ultimi dieci anni – è perché la stessa gente non capisce più. Non comprende il senso. Fateci caso. Il fenomeno è grave, se pensate che fino ad oggi ce la siamo cavata soprattutto perché comprendendo le cose riuscivamo a elaborare processi, dare risposte, risolvere problemi, migliorare condizioni, progredire ed evolverci, persino. Ci stiamo immedesimando troppo nell’intelligenza artificiale a cui stiamo demandando troppi aspetti della nostra dimensione cerebrale, quella che ci aiutava a imparare, sapere e saper fare. Il problema è che siamo di quella roba lì, invece, e a parte qualche caso al mondo e nella storia difficilmente battiamo in bravura un microprocessore. Avere come esempio dei pc (o dei Mac, non c’entra il sistema operativo) non ci aiuta. Leggiamo e pensiamo di aver capito il senso solo perché lo abbiamo lì davanti, come quando a scuola di sembrava di possedere la materia guardandola stampata e sottolineata sui libri di testo. Oggi ci mettiamo davanti ai testi stringati del web e pensiamo di sapere tutto ma mica è così. Perdiamo l’allenamento tanto che non solo siamo sempre meno atletici ma ci ritroviamo a vivere sempre più come delle capre. A me capita sempre più spesso di non essere capito, di essere equivocato fino a casi incredibile in cui a fronte di una mia spiegazione anche scritta viene inteso l’esatto contrario. Ho scritto a una cliente una mail per accordarmi sul giorno in cui organizzare un lavoro, indicando le date in cui non sarei stato disponibile, addirittura sottolineando il non. Per tutta risposta mi è stata proposta una delle date in questione, così ho rilanciato pensando a una sua svista e approfittandone per aggiungere altre date di indisponibilità che nel frattempo avevo pianificato, sapete, ci sono periodi in cui lavoro di brutto e questo è uno di quelli. La cliente, manco a farlo apposta, ha scelto una delle nuove date. Mi è venuta così in mente Alessia, una signora ucraina che supportava nei lavori domestici una zia novantenne e che era analfabeta, e anzi ora che ci penso c’è pure un bel film su una storia simile di cui mi sfugge il titolo. Invece no. La mia cliente sa leggere, ci mancherebbe, ma non lo fa con attenzione. Poi magari il problema è mio ed è perché scrivo a cazzo più di tutti gli altri. Mi viene voglia di fare una prova: senza leggere qui sopra provate a scrivere un riassunto di questo post nei commenti sotto così vedo se avete capito bene.

2 pensieri su “ognuno perso in una lingua tutta sua

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