Anziché preoccuparci per tutte le persone che sono sui social network dovremmo farlo per chi non lascia traccia di sé. Il giochino della caccia ai compagni di classe delle elementari o delle medie, di quelli che facevano basket con noi o della prima persona con cui abbiamo limonato dovrebbe essere un segnale da non sottovalutare: la percentuale dei contatti ritrovati è infatti bassissima rispetto a quelli che restano sommersi, e l’età anagrafica è inversamente proporzionale a questo dato. Conta sicuramente il fattore per cui non tutti i cinquantenni come me si sono rincoglioniti qui sopra, ma non è una giustificazione plausibile. Possibile che di certa gente non ci sia nessuna traccia sul web? Mettere qualche dato proprio dovrebbe essere obbligatorio in questa società in cui ovunque e in qualsiasi momento devi essere rintracciabile. Potrei iniziare oggi qui e scrivere nome e cognome delle persone che sono svanite nel nulla in barba alla loro privacy, così Google inizia a mettere in moto anche la loro condanna all’eternità digitale. Chissà se si tratta di una pratica illegale o passibile di rimostranza dai diretti interessati. Proviamo? Dai, facciamo un tentativo e vediamo cosa succede. Ma no, scherzavo. Se poi la persona che cerco è morta, sai che figuraccia.
Vero, a volte di alcuni non c’è proprio traccia.
Caro Plus, questo post è splendido e tu sei un genio, mi tocca ripetermi!