Se trovate un musicista simpatico, a parte me, avete trovato un tesoro. E con simpatico intendo uno con cui si possa trascorrere del tempo in modo piacevole e si possa conversare amabilmente di cose che non siano afferenti alla sua passione che magari non è la vostra. Il senso dell’umorismo dei musicisti è un canale a circuito chiuso perché va a creare paradossi o a scardinare dinamiche tipiche dell’universo (assai ristretto) del musicista, con riferimenti e un linguaggio tecnico talvolta impossibile da cogliere dai non addetti ai lavori.
A me per esempio fa sempre sorridere amaramente quella vecchia battuta sul chitarrista che muore e che va – inutile dirlo – all’inferno. Ma l’inferno dei chitarristi apparentemente è invece un paradiso: un’enorme sala prove popolata da milioni di altri chitarristi e con la possibilità di scegliersi la strumentazione preferita. Fender, Gibson, amplificatori e pedaliere di effetti di ogni tipo e marca a disposizione e senza limiti. Il chitarrista viene invitato ad allestire il suo set e a prendere posizione per l’inizio delle prove di quell’eterno spettacolo che si va a preparare tutti insieme. Milioni di chitarristi accompagnati da altrettanti bassisti, batteristi, tastieristi. Sul podio c’è una specie di demonio che svolge il ruolo di dirigere quella distesa di strumentisti e che annuncia il pezzo che andranno a eseguire. “Un blues in Mi”, dice. Batte quattro e tutti iniziano. Sapete la struttura del blues, vero? Alla quarta battuta in Mi, il chitarrista si appresta a cambiare in La ma niente, tutti restano sorprendentemente in Mi. Passano altre due battute e niente. Il giro standard di dodici battute si compie tutto in Mi e il blues, che poi blues non è se non per il caratteristico ritmo, prosegue sullo stesso accordo. Così il chitarrista, malgrado il volume infernale di quel baccano, a cui comunque è abituato per la sua attività di quando era in vita, si rivolge al musicista al suo fianco. “Scusa, ma quando cambia?”, gli chiede. E l’altro gli risponde: “Mai!”. Ecco, barzelletta finita. E mi è venuta in mente questa barzelletta perché ieri ascoltavo Lifegate Radio che è una stazione tutto sommato accettabile fino a quando non mettono un pezzo blues che anche se qui nell’aldiqua rispetta la successione di accordi tipica del blues, a me il blues, come avrete capito, mi annoia come pochi altri generi musicali.
Ma se siete musicisti e volete far ridere i vostri colleghi nella band in cui suonate, provate con questa gag: cantate la scala di Do maggiore a salire. Do Re Mi Fa Sol La Si Do. E poi a scendere, cantando le note della scala discendente ma pronunciando ancora le note di quella ascendente. Do Re Mi Fa Sol La Si Do. A parte che è difficilissimo, quasi peggio di aspirare ed espirare contemporaneamente, ma il divertimento è assicurato. Se non l’avete capita perché non suonate, vi lascio con questa freddura che funziona anche come tweet: il mi settima è l’accordo che va per la maggiore. Ah Ah Ah.
Buona l’ultima!
Non male un pedale di Mi, ci si può suonare out, usare scale esotiche ecc. L’inferno non è poi così male 🙂
Scusa, ma le altre otto?
Complimenti… ma sai… il fatto che il blues a te non piace, alla gente non gliene frega una benemerita minchia.
P.S. Continua ad ascoltare Gigi D’Alessio.
Guarda Carletto, vai tranquillo. Che qui qualcuno si soffermi a leggere e a lasciare commenti è praticamente impossibile.
Cioé..?