Da ieri l’Internet italiana ha trent’anni, anche se le rete democratica come la conosciamo noi – e non solo quindi il club privé per smanettoni che nei primi anni novanta aveva la parvenza di una carboneria i cui militanti si incontravano a SMAU – ne ha almeno dieci di meno. Ma adeguiamoci lo stesso alla ricorrenza e, come direbbe Facebook, spero che tutti voi abbiate contribuito a rendere la giornata di ieri ancora più speciale, facendo sapere all’Internet che stavate pensando a lei. All’Internet devo molto sia nella sfera degli affetti che in quella professionale, per non parlare dello svago e delle passioni, a partire da questo blog. Mi trovate invece nella fazione degli apocalittici per quanto riguarda i social network che, rispetto alla rete, sono ben altra cosa. Se non riusciamo più a contenerci è proprio a causa loro e del simulacro di onnipotenza che ha disintegrato i nostri freni inibitori. In confronto, l’abbondanza di pornografia e di materiale protetto da copyright a portata di mano ha fatto meno danni anche se, sia chiaro, la colpa non è certo della fibra ottica ma dell’uso che il genere umano, già fiaccato da decenni di canali televisivi, ne ha fatto. L’Internet non ne può nulla e non date a lei la colpa quando si compierà il giro di boa in cui i bambini saranno più adulti degli adulti e toccherà a loro indicare la strada a generazioni di quarantenni che si danno il buongiorno con jpeg piene di pupazzetti e scritte in comic sans. Trent’anni di informazioni digitali per ridursi a queste bassezze? Ma la conseguenza più importante dell’avvento di Internet è stata che alla fine è bastata una cosa così per dimostrare la vera attitudine dell’uomo, e cioè che scriversi è molto meglio che parlarsi.