Tutto nasce dal fatto che pur non giocando a pallavolo Ivano si è fatto comprare un paio di ginocchiere Mikasa perché gli piace l’articolo. Così ho rilanciato con i trasferelli con lettere e numeri che mi spiace proprio usare perché poi non si possono più staccare e riciclare. Daria invece ha il cassettone sotto il letto pieno di taccuini Moleskine di tutte le fogge, con la pagina bianca, a righe e a quadretti e persino qualche agenda degli anni prima completamente immacolate, di quelle che devi calcolare quanti anni occorrono prima che torni di nuovo utile malgrado l’anno impresso sopra. Io posso partecipare anche con una yogurtiera, anzi due uguali precise. La prima comprata in un mercatino dell’usato, la seconda omaggio di qualcuno non so chi. Il bello è che nessuno qui ha mai fatto un bicchierino di yogurt ma intanto l’importante e avercene almeno due, non si sa mai. Poi conosco persone che è meglio non aprir loro mai il guardaroba perché ci vorrebbe solo il coraggio di prendergli tutti gli indumenti che non mettono mai e di nascosto vestirci sai quante famiglie di poveri. Mia mamma non ha mai usato l’accappatoio che le abbiamo regalato il primo Natale dopo che è nata nostra figlia; mia mamma non indossa accappatoi perché è abituata ai teli grandi e in più è una di quelle persone che non convincerai mai a fare a meno delle proprie abitudini. Le cose che non usiamo fanno molta tenerezza perché nessuno ci ha costretti a dotarcene e loro se ne sarebbero state volentieri nel mondo da cui provengono, il mondo in cui le cose stanno prima che entrino in nostro possesso che non è un negozio, un magazzino, Amazon o un buco nero in cui materia e antimateria si scontrano generando ginocchiere, trasferelli, taccuini Moleskine, yogurtiere eccetera. Acquisti di pancia, regali distratti, eredità incontrollate, persino ritrovamenti o voglia di spendere di fronte alle bancarelle dei rigattieri. Le cose che non abbiamo mai usato un giorno ci chiederanno conto del perché abbiamo dato loro, come ai cani che pensano che ogni visita al canile sia quella decisiva, l’illusione di essere beni indispensabili. Le cose che non abbiamo mai usato sono tantissime e riempiono una seconda vita parallela a quella ufficiale, un luogo in cui prima o poi dovremmo trovare il coraggio di farci vedere e adottare una exit strategy. Non chiedetemi come, non ci ho mai provato, sono ancora in piena fase di inventario.
Insomma, tra obsolescenza programmata e obsolescenza condannata, siamo decisamente una stirpe di consumatori confusi… 🙂
Sono ormai un paio d’anni che trasloco casa di mia suocera che dalla casa vecchia a quella nuova ha fatto in passaggio intermedio e la roba che dalla sua casa è finita nella mia è impressionante. Un po’ perché mio marito non vuole gettare cose dei nonni, un po’ perché buttare cos’è inutilizzate, ma in ottime condizioni mi scoccia assai. Allora ben venga darle a Cose di altre case che le vende riservandoti una percentuale