palestre di vita

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Il primo vero giro di boa è quando Alfio si convince che è arrivato il momento di tenersi in forma ma entrambi sappiamo che si tratta di un condizionamento sociale perché è il mondo stesso che ha cambiato completamente direzione. Ma anche se ci dotiamo dell’abbigliamento tecnico più a buon prezzo che troviamo è evidente che il fitness è anche una questione di testa e noi, la testa, ce l’abbiamo occupata da ben altri crucci. Uno dei finanzieri che frequenta la palestra nel nostro stesso orario è convinto che quando nella mente c’è troppo casino e che quando camminando ci si rende conto che le gambe stanno portando il peso della stessa persona da troppo tempo, quello è il momento per aprire un libro e mettersi a leggere. In un solo colpo sfata una molteplicità di miti: che la filosofia non è ostile alle forze armate, che la sensibilità non è una prerogativa delle persone intellettuali, che non è detto che tra uomini non ci sia spazio per riflessioni profonde. Resta però integro quello dei militari e para-tali che vogliono diventare grossi. Alfio vuole andare a fondo e aggiunge che c’è una dose a volte insormontabile di fatica insita nei tentativi di miglioramento del sé e, soprattutto, ci si migliora per cosa? Io non gli do retta perché alla radio della palestra stanno trasmettendo un reggae in dialetto veneto e questo è il segnale che siamo usciti fuori dal rigore estetico del decennio precedente. Le cose sono cambiate a ogni livello, come quando ci si getta tra le braccia dell’opposto della persona con cui ci siamo sentiti soffocare per secoli. Ora si fa tutto il contrario di prima, bisogna essere trasandati e attenti alle tradizioni locali da mescolare alla modernità, i vecchi e le radici possono tornarci utili in un momento storico in cui si inizia a percepire l’odore di sconfitta di un sistema spavaldo che fa acqua da tutte le parti.

9 pensieri su “palestre di vita

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