Ester ha un nome importante per una ragazza che viene da un paese di quelli che non conoscerebbe nessuno se non avesse dato i natali a Paola Barale. Nemmeno noi crediamo che da un posto di campagna possa nascere una bellezza come quella, e non ci riferiamo certo a quella sciacquetta dei programmi Mediaset. Ester probabilmente è la diretta discendente di qualche stirpe di dominatori locali, famiglie di conquistatori che nel tempo hanno assoggettato genti e terre costruendo castelli, uccidendo draghi e dettando legge. Alta più di uno e ottanta, chiarissima di capelli e carnagione e con un fisico da modella, Ester manco a dirlo studia Storia Antica e questo rende ancora più luminosa l’aura di fascino che di notte ti indica la strada che ti conduce da lei più una stella cometa qualunque e meno male che almeno io disprezzo tutto il genere fantasy, così non faccio la fine di Claudio o Marco che idealizzano qualunque cosa come fosse un passaggio narrativo di quella sagoma di Tolkien. Ester ha un solo una drammatica lacuna. Anziché frequentare dei falliti come noi si accompagna con Mirco che è quello che dice di aver inventato l’escamotage per dire la frasetta accelerata in coda alle pubblicità dei medicinali alla tv, e ci è arrivato per un errore compiuto in diretta perché lui sceglie i rumori per i programmi tipo Paperissima. Il collegamento con Paola Barale sarebbe fin troppo ovvio se non fosse che Ester ha confidato a una comune amica – che poi è la nostra infiltrata nella sua vita e speriamo che la cosa prima o poi dia i suoi frutti – che è stufa di uomini che quando gli chiedi “che cosa pensi” dopo aver fatto l’amore rispondono “a niente”. Ester, vogliamo solo dirti che siamo pronti a rispondere in un modo che non immagini nemmeno a una di queste tue domande. Ci siamo preparati con tutta una serie di cose che scommetto non sai nemmeno che i maschi nascondono nelle loro corde. Nel frattempo, tutte le volte che passo in autostrada e vedo l’uscita per il paesello che ti ha dato i natali penso a come sarebbe bello vivere insieme a te, in campagna, e provo a immaginare come stia la bellezza che hai addosso con tutto quel verde rigoglioso di sfondo e se il profumo che usi non sia d’impiccio alla natura quando esplode in primavera.
Che uno non voglia dire a cosa pensa, o che veramente non si pensi a nulla di che, sono opzioni che non sono mai state veramente prese in considerazione dal gentil sesso.
in realtà la nostra è la difficoltà di verbalizzare il nulla che abbiamo dentro in certi momenti se non con un bel niente, appunto. Bisognerebbe scavare per capire cosa c’è sotto.