Proprio ieri notavo in ufficio che nessuno riceve più telefonate personali. Questo apparentemente è un dato positivo perché certe chiamate intime sono imbarazzanti per sé e per i colleghi di stanza, occorre quindi spostarsi in spazi comuni o addirittura fuori come gli appestati o i fumatori e si perde tempo a discapito della produttività. In realtà da un lato probabilmente siamo noi a farle nei momenti più opportuni. Io ad esempio mi faccio sentire all’ora di pranzo, ma in genere a meno di urgenze potrebbe anche non essere il caso, considerando che nel giro di qualche ora comunque ci si rivede a casa. La verità è che con tutti i canali che sono disponibili per stare in contatto e in modo silenzioso nei confronti del prossimo, la tradizionale chiamata di ciao volevo solo sentirti non si fa più. Ma il quadro che emerge da questo innaturale silenzio in ambiente lavorativo trasmette un senso di solitudine diffusa, e per dimostrarvi che non sto generalizzando potrei farvi l’esempio del collega D.
Il collega D. ha quasi ventinove anni, ha una specie di part-time e vive ancora con i genitori. D. ha uno smartphone e un tablet personali che porta in ufficio e che tiene a disposizione in aggiunta al telefono fisso presente alla sua postazione e al pc aziendale. Lo smartphone di D. non squilla mai, ma non perché lo imposti su un profilo silenzioso. Lo smartphone di D. nemmeno vibra mai, non si illumina neppure, resta lì sulla scrivania per tutto il tempo rilasciando la carica della batteria con bassissime percentuali, considerando l’uso che ne fa.
D. stesso nemmeno chiama mai nessuno, ma magari conduce lunghe conversazioni durante le pause sigaretta, più o meno una all’ora. Mangia spesso pizza e focacce ripiene a pranzo, abitudine alimentare che gli ha fatto mettere su un po’ di pancia da quando è con noi ma questo non c’entra. Sembra proprio che D. non abbia nessuno con cui parlare.
Ieri pomeriggio però è accaduto l’imprevedibile. Abbiamo avvertito tutti un suonino che nessuno aveva mai sentito prima di allora. D. stesso è sembrato particolarmente sorpreso per il fatto che il suo smartphone fosse tutto illuminato e emettesse il segnale di una chiamata in arrivo. D. ha risposto al terzo o quarto squillo. Pronto? Pronto? ha detto. Pronto? Poi una pausa. Sì? Come? No. No, mi spiace, non sono io, ha sbagliato numero.
Oh. Ci sono rimasta male. Come sempre, da un frammento di quotidianità hai tirato fuori un racconto veramente unico, Il nostro mondo visto con gli occhi di Plus è speciale.
grazie Miss. In compenso, sui mezzi pubblici le chiamate personali abbondano e ci si fa sempre il pieno di affari degli altri.
Verissimo!
Qui le chiamate personali ancora arrivano. La collega di “tavolo” ha una suoneria con un cinguettio, ma non risponde quasi mai. Spegne. All’inizio della nostra convivenza quindi non capivo da dove venisse il cinguettio e visto che “abitiamo” una ex stalla ristrutturata piena di pertugi che lasciano entrare lucertole, civette, e serpenti, mi sono più volte guardata attorno alla ricerca di un intruso volatile. Sospetto che la collega lo faccia apposta: si chiama da sola per vedere la mia reazione
PS: mi dai il numero di D. che lo chiamo?… mi fa un po’ pena, povero
potresti rilanciare con la suonerio della squittio di un topo magari aggiunto a uno di quei roditori meccanici a carica, liberato al momento opportuno
se lo vedi ti passa la voglia
Lei odia le lucertole… Ma che verso fanno?
Mi fido
temo siano afone
Azz!