Se vi dico che David Bowie è stato un grande artista so già che chiudete la pagina in un clic e tornate su Facebook o su qualche blogger musicale di quelli seri e preparati. Il motivo è che è una banalità, ma anche se so che lo pensate non vedo un altro modo più efficace per affrontare la questione, che è la seguente. David Bowie è stato un grande artista e ha usato sempre la musica più a portata di mano per esprimersi, questo significa che lungo una carriera di cinquant’anni o giù di lì di generi pronti all’uso ce ne sono stati diversi. Conoscete meglio di me, vero, la classificazione dei periodi artistici di Bowie. Cosa significa questo? Semplice. Se cercate coerenza musicale avete sbagliato artista e provate a citofonare U2 o REM o una delle band o cantanti che hanno un genere tutto loro a cui bene o male sono rimasti fedeli lungo una carriera pluridecennale. David Bowie è stato un grande artista che ha usufruito della musica come piattaforma espressiva. La musica per tradurre David Robert Jones agli esseri umani. E se mi insegnate che la musica è uno strumento si prende quello i cui simboli e la cui estetica è più facile che arrivino a destinazione, quello più di moda secondo ogni momento storico perché c’entra anche la moda e non dategli la solita accezione superficiale, fate uno sforzo.
Invece lo so che è difficile perché piacerebbe a tutti avere il proprio David Bowie personale e tutto d’un pezzo che dal primo all’ultimo disco ha sempre seguito una linea. Io per primo: a me piace particolarmente il periodo da “Low” a “Scary Monsters” e siccome trovo il sound di Bowie in quella fase irresistibile (ma anche lui stesso non è per niente male) mi sarebbe piaciuto che avesse continuato in quella direzione. Ma lo sapete come è andata. “Let’s dance” è stato probabilmente il suo album più venduto di tutti i tempi perché a quel punto ha deciso che il genere più a portata di mano per esprimersi era, appunto, la dance. Posso fare lo stesso tipo di analisi a ritroso, mentre a chi piace il suo periodo glam o quello degli esordi vi dirà le stesse cose che ho scritto io ma con altri punti di riferimento.
Da questo punto di vista, forse la fase in cui è stato più coerente musicalmente è stata la penultima, diciamo da “1.Outside” in poi esclusi gli ultimi due, “The next day” e “Black star”, ma questo secondo me deriva dal fatto che da metà anni 90 in poi non ci sono stati bruschi capovolgimenti di stile nella musica. Anzi, pensate a tutto il filone derivativo che contraddistingue il nostro presente dal duemila in poi e che si rifà al post punk – new wave che a sua volta è molto debitore a David Bowie, ne consegue che siamo daccapo e Bowie così ha reinterpretato se stesso del suo periodo d’oro quindi non ha avuto più bisogno di rifarsi ai generi e ai suoni del momento perché già lui era così.
Il resto di Bowie lo avete capito da soli. I detrattori non gli perdonano questa sua personalità troppo forte per sottomettersi a un unico filone, i generalisti conoscono tutte le sue hit, i gruppi alternativi lo riconoscono come principale ispiratore, gli impegnati come me fanno i distinguo, i cantautori dall’alto della loro gloria da stronzi fanno finta di non conoscerlo, quelli che cavalcano i trend topic post-mortem si arrangiano con quello che trovano. Ma ripeto: il suo essere stato così a cavallo di tutto, perché Bowie ha fatto di tutto il suo cavallo, è stato un modo di forgiare la musica e le sue categorie e metterle al servizio della sua arte. I più gretti risultano pasticcioni, voltagabbana e ruffiani. I raffinati come Bowie possono permettersi di esprimersi in qualunque modo gli sia più congeniale, tanto gli è congeniale tutto.
L’ultima considerazione: un modo per celebrare Bowie potrebbe essere quello di resistere alla tentazione di creare una tribute band di Bowie o snobbare i concerti delle tribute band di Bowie già esistenti. Non può esistere una tribute band di Bowie, sarebbe infatti una tribute band della musica stessa. Se vi sentite offesi perché suonate in una tribute band di David Bowie potete ribattere dicendo che bisognerebbe evitare anche di scrivere banalità come David Bowie è stato un grande artista, o come tutto questo minestrone qui sopra, così siamo pari. E comunque Bowie mi manca di brutto, non so a voi.
Anche a me
Anche a me.
E a tratti ancora non ci credo, sai.
Ho scritto qualche riga su di lui anch’io in quei giorni là e poi lo so che magari erano anche banali ma per fortuna ci sei tu che invece sei sempre perfetto.
Ciao Plus.
Ora due parole sui Tin Machine, cià
Black star è ancora incartato. Gnafò.
è stato un artista unico anche nel modo di uscire di scena
ho il primo disco, ma inzomma…
scartalo, è un modo per salutarci che ha dell’incredibile.
“Ma inzomma” sono due parole esatte, bravo
🙂