Dietro casa mia stanno tirando su un palazzone, uno dei tanti. Ma questo si nota di più degli altri perché dà su una strada ed è strano che un terreno così strategico non fosse stato ancora reso edificabile fino ad ora. Cioè strano per modo di dire perché prima faceva parte di un parco agricolo ma alcuni lotti sono stati venduti e quello, adiacente la strada, deve aver fruttato – almeno spero – un bell’affare al comune da restituire in servizi a noi cittadini.
Ma il palazzone che stanno tirando su dietro casa mia si nota anche perché è di sei piani, mentre a quanto vedo qui intorno raramente si superano i quattro o i cinque. Un palazzone di sei piani implica strutture di supporto più alte del normale, a partire dalle gru imponenti che spostano blocchi da millemila tonnellate sopra gli altri caseggiati. La gru e il tetto ancora in costruzione si vedono anche da distante, il che non fa certo onore al paesello in cui ho la residenza. Non ne faccio una questione etica, se l’edilizia tira l’economia rinunciare a un paio di campi ci può stare, a patto che intorno alle nuove case l’impresa si impegni ad allestire opere di uso comune. Un parchetto. Una rotonda per snellire la viabilità. E infatti nel caso del palazzone è successo così. Ora abbiamo un po’ meno di parco agricolo e una rotonda in più.
Come a rimarcarne la mole, nelle prime fasi dei lavori su ognuno dei piani compariva il numero relativo, e non essendo del mestiere mi sono dato due spiegazioni. Intanto per chi ci lavora, e ci lavora gente di ogni dove, avere un riferimento semiotico per evitare errori in corso d’opera ci sta. Magari non tutti conoscono la numerazione in albanese, in rumeno, in napoletano, in serbo, in bosniaco, in arabo. Così avere un’indicazione comune da fornire alla manodopera può essere a tutto vantaggio dei capi cantiere.
Ma scommetto che c’è anche lo zampino del marketing. Passi lì sotto, conti da uno a sei, e pensi che si tratta di una grande opera come il MOSE o il Ponte sullo Stretto, altro che le palazzine bifamigliari che sono capaci tutti, qui siamo già nel terreno (ex parco agricolo) di competenza dell’ingegneria che progetta i grattacieli. Così ti viene da andare a leggere di che impresa si tratti, chi è il geometra-star che ha ideato il tutto, vai a casa e pensi che il giorno in cui dovrai affidare una lavorazione simile a qualcuno sai già a chi ti rivolgerai.
E sono certo che il marketing di quell’impresa edile è davvero una forza perché, ora che siamo sotto natale, si sono sbattuti come pochi a rivestire la parte ancora da finire del palazzone di sei piani di lucine e led che di notte le noti da chilometri. Sei piani di cemento armato addobbati come un gigantesco albero residenziale di città. Anche in questo caso i pareri sono discordanti. I più critici, che sono quelli che continuano a lamentarsi per il pezzo di parco agricolo in meno, dicono che è un’oscenità, un mostro con un impatto di inquinamento luminoso senza confronti, superiore anche a quello del mio vicino del quarto piano che già lo riconosci negli altri periodi dell’anno perché ha un sistema di luci colorate in salotto verdi gialle rosse e blu che davvero non capisco se non si vergogni. Non vi dico sotto le feste come concia il balcone, mettendo fuori un trionfo deplorevole di luminarie che ha un impatto pessimo sul decoro della facciata comune.
Io invece, mentre al mio vicino del quarto piano gli farei levare tutto, penso che l’impresa edile abbia rivestito il palazzone di sei piani di luci in segno di riconciliazione con il quartiere, con gli abitanti delle case adiacenti, con il comitato per il parco agricolo, con gli ecologisti tout court. L’impresa poteva lasciare tutto il palazzone che è ancora in fase di finitura al buio, quando viene sera, sotto le feste. Invece così sono certo che abbia voluto dirci qualcosa. Il messaggio, secondo me, è che anche loro sono dalla nostra parte, che lì dentro ci abiteranno degli esseri umani come il mio vicino del quarto piano, e che se si sta a vedere tutto purtroppo non si va da nessuna parte.
Un palazzo di Natale. Mica tutti ce l’hanno!
appena riesco ti faccio la foto perché non hai idea della mostruosità