I talent show dedicati alla musica che ci fanno vedere qualche dietro le quinte dell’industria discografica o almeno ciò che ne resta, hanno però il merito di dare ai non addetti ai lavori qualche spunto sulle professioni e i ruoli che, ai tempi dello show business, facevano girare milioni di miliardi intorno alle star del pop. Ma alla fine, al netto di tutti quelli che ci lucrano sopra e che vivono a scrocco degli artisti, il sistema si basa su due figure chiave che sono, come si capisce dal titolo, il compositore e l’arrangiatore. Saprete, immagino, di cosa si tratta. Il compositore è la persona che inventa la musica, l’arrangiatore è quello che la confeziona secondo certi requisiti che vanno dal farne una hit al renderla il più al passo coi tempi possibile e così via. Ma quella del compositore è dell’arrangiatore è una efficace metafora della vita grazie alla quale possiamo dividere la maggior parte delle persone in due principali categorie. Quelli che hanno l’idea fine a se stessa e quelli che fanno da intermediari tra l’idea e il pubblico rendendo l’idea monetizzabile o degna di essere proposta sul mercato o comunque con un potenziale tale da renderla oggetto di commercializzazione, in qualche modo. Già il modo di descriverli vi fa capire a chi spetta una maggiore o minore complessità. Chi fa l’arte e chi si sporca le mani. Chi può permettersi di produrre secondo i suoi tempi e chi invece ha scadenze da rispettare e si smazza la fatica sul serio. Ma tornando nel senso proprio della dicotomia tra le due figure della musica, io vi dico che l’unione fa la forza, ovviamente, e come hanno dimostrato i più recenti spettacoli canori di successo, a mettere insieme un compositore e un arrangiatore bravi si fanno faville perché si tratta di due discipline complementari. Chi fa i pezzi e li personalizza, è difficile decidere quando entrambi sono di valore chi ha la maggiore responsabilità. Dalla mia modesta esperienza di musicista posso dirvi che fare l’arrangiatore è molto più divertente e ci si espone anche con moderazione, alla fine se una cosa non funziona non è certo colpa di te che hai messo una batteria e due archi per far filare il pezzo se la canzone non ha vinto il Festivalbar. Tu il tuo lavoro di arrangiamento l’hai fatto, se manca la sostanza mica è colpa tua. Allo stesso modo, parlando di compositori e arrangiatori in senso lato, sono quasi certo che nelle dinamiche interpersonali le cose girano così. Io sono sempre stato un arrangiatore e non ho nessun rimpianto. Datemi in pasto una composizione – ma anche i vostri pensieri o una storia che fila, mi basta quella – e vedrete quello che vi tiro fuori. E che mi dite di voi?
eh, insomma,, ci si arrangia
Milo mi ha preceduto nella battuta. Io ho composto una figlia e cerco di arrangiarla il meglio possibile. Vale?
Quello che vediamo fino ad oggi è un coverificio… non so…
Che riflessioni profonde e vere, io credo che le due figure siano complementari, nella musica e nella vita.
E comunque non smetto mai di stupirmi della tua capacità di scrivere in questa maniera eh… perfetta.
ci si arrangia da un pezzo
questa è una metafora molto arguta, sai?
ricorda che le cover oggi sono l’unico modo per tirare su due lire
Miss non finirò mai di ringraziarti per le tue attestazioni di stima