valigiablu, “Meno contenuti, più qualità: ripensare la gestione delle comunità online”: Il The Guardian ha pubblicato una guida che mira a ripensare in modo piuttosto radicale il community management a partire da un principio: pubblicare tanti contenuti di scarsa qualità non serve più a nessuno. Non serve ai mittenti, che non traggono alcun vantaggio dall’algoritmo che regola la rilevanza di ciò che appare sul nostro news feed di Facebook. Non serve ai destinatari, che sono bombardati da messaggi che arrivano contemporaneamente e da diverse piattaforme e hanno bisogno di trovare ciò che interessa loro davvero, in tempi brevi. In quest’ottica, la notizia della riduzione di contenuti pubblicati dagli utenti su Facebook nell’ultimo anno potrebbe non essere un’indicatore di crisi, bensì di maturità. Lo scopriremo nei prossimi tempi.
Rivista Studio, “Umani dopotutto”: L’apertura di Amazon Books a Seattle, la prima libreria fisica del colosso digitale, avvenuta nei giorni scorsi, è solo l’ultimo di una serie di episodi che confermano quello che molti, noi di Studio compresi, pensano già da un po’: la guerra fra fisico e digitale – in tutti i campi, intrattenimento, shopping, editoria, cultura – verrà ricordata come una delle più stupide e insensate di sempre.
trentanni e qualcosa, “Giustamente lo chiamano divorzio breve”: L’appuntamento per il divorzio è alle 11 ma sappiamo già che dovremo aspettare. Non si tratta di un orario personalizzato, si entra a turni – come dal medico, ma senza ticket. Non so in che modo si stia rispettando l’ordine d’entrata, so solo che noi siamo i noni e nessuno ha chiesto “Chi è l’ultimo?”. Confido quindi nelle avvocatesse, che sembrano rilassate nelle loro chiacchiere professionali.